martedì 15 agosto 2006

Sotto la pioggia

Sono in montagna, è ferragosto ma fa freddo e piove come fosse autunno, non pedalo da diversi giorni, la bici da corsa è a casa ma ho a disposizione la mountain bike anche se non la tocco ormai da mesi; non ho abbigliamento adatto e sono molto titubante. Mi cambio diverse volte e alla fine mi decido: pantaloncini, maglietta estiva e via, vada come vada. La pioggia quasi mi aspettasse aumenta la sua intensità quasi obbligandomi ad infilarmi nel bosco (via Nova da Fiera di Primiero per i più esigenti), dove comincio a pedalare con rapportino agile per non far scivolare la ruota sui sassi bagnati e scivolosi. La grosse gocce che filtrano tra gli alberi quasi evaporano a contrasto con il vapore caldo che si solleva dalle mie braccia, vampate di fumo mi escono da bocca e narici, piccoli rivoli d’acqua scendono da sotto il casco appannandomi gli occhiali.
Il fondo è ben battuto e tiene bene, la pioggia scandisce il ritmo, spruzzi di fango mi ricoprono gambe e schiena, la bici sembra leggerissima tanto è l’entusiasmo; passo con attenzione un viscidissimo ponte in legno, e poco dopo guado quello che da rigagnolo è diventato un piccolo torrente bagnandomi completamente le scarpe.
Ormai la salita è finita, mi giro e ritorno velocemente al punto di partenza: emozioni bellissime, da ripetere… subito ! Ennesimo cambio di direzione e mi concedo immediatamente il bis.

giovedì 10 agosto 2006

Bocca di forca 2006

Ogni volta che arrivo in cima mi ripeto che sarà l'ultima, ed invece continuo a ricaderci almeno un paio di volte l'anno. Oggi sono un poco preoccupato, ho fondo e resistenza, ma è da parecchio tempo che non mi confronto con pendenze impegnative, così parto con l'idea di forzare il meno possibile nella parte iniziale: ed infatti già dopo 200 mentri salgono contemporaneamente i battiti cardiaci ed i rapporti del cambio. Alla prima rampa impegnativa sento gracchiare sopra la mia testa, temo sia un avvoltoio in attesa di vedermi stramazzare al suolo, ma fortuna vuole si tratti solo di una cornacchia. Si torna su pendenze umane (12%) e procedo evitando lumache, foglie e brecciolino, cercando di trovare le zone di asfalto che offrono la migliore aderenza, essendo la strada parecchio umida e scivolosa.
Tornante a destra, cascina, ampia S e la pendenza di colpo raddoppia: la ruota posteriore comincia a scivolare, la schiena e le braccia tese al massimo, la bocca si apre in cerca della massima quantità di ossigeno ed ancora non basta, respirerei anche con le orecchie se ne fossi capace. Zig zag tra le vacche che pascolano (ma proprio qui, in questo tratto, oggi ??), la velocità al limite del ribaltamento (sotto i 5 km/h), ma ormai il peggio è passato, riesco a sedermi sulla sella e a riprendere con buon ritmo.
Supero una coppia di ciclisti, saluto, si accodano alla mia ruota. Piccola accelerazione ed il primo cede; comincia il tratto finale ed il più anziano non molla, così comincio a tagliare i tornanti prendendoli nella parte più ripida, lui non ci riesce e continua a fare il giro largo: ad ogni inversione di marcia guadagno metri, 5, 10, 15, non lo sento più, cerca di rifarsi sotto ma poi anche lui cede ed è costretto a fermarsi.
Ancora un chilometro sotto una pioggia finissima e anche questa volta la vetta è conquistata