Bicicletta con ruote invernali su cui ho montato copertoni da 25 leggermente scolpiti, parto prima dell’alba sotto una finissima pioggerella copro i 10 km che mi separano dalla Treviso Ostiglia, una splendida pista ciclabile in ghiaino compattato che percorre la vecchia ferrovia militare che portava fino alle porte di Mantova. Da qui per 7 km pedalo nel fruscio delle foglie e del ghiaino schiacciato dalle ruote, circondato da alberi che cominciano a perdere l’intensità del loro verde, in un clima quasi surreale interrotto solo da qualche sparo di cacciatore ed abbaiare di cani in lontananza.
Arrivo fino ad una stazioncina dimessa in località Badoere (qui credo sia finito il budget della prima trance dei lavori), faccio dietro front e ritorno a Quinto di Treviso, dove quasi casualmente mi imbatto nella via dei Mulini, un sentierino di un paio di chilometri intorno a campi, alzaie, laghetti e cascine sul fiume Sile, che manda la mente alla semplicità di vita del secolo passato.
Ritornato in statale attraverso la zona industriale ed il nuovo centro commerciale in costruzione e ritorno subito alla realtà
Arrivo fino ad una stazioncina dimessa in località Badoere (qui credo sia finito il budget della prima trance dei lavori), faccio dietro front e ritorno a Quinto di Treviso, dove quasi casualmente mi imbatto nella via dei Mulini, un sentierino di un paio di chilometri intorno a campi, alzaie, laghetti e cascine sul fiume Sile, che manda la mente alla semplicità di vita del secolo passato.
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