Primo versante in scioltezza e tranquillità, chiacchierando con Mirko ed ammirando l’imponenza del Monte Grappa fino al fatidico salto della Capra, un muro che toglie il fiato e stabilisce le gerarchie: Mirko allunga, mentre io ne approfitto per fare nuove conoscenze.
Veloce ristoro e splendida discesa a Romano: ottimo lo spostamento al sabato della MGC, il traffico è minimo e mi devo impegnare per tenere la ruota di Mirko. In un attimo siamo a Semonzo, al controllo mi tolgo la canotta fradicia facendo volare telefono, chiavi, occhiali e casco in mezzo alla strada; riparto, quindi mi fermo in surplace per dare la precedenza a due auto, sterzo e mi trovo disteso in mezzo all’incrocio ! Raccolgo la bici in velocità accorgendomi però che la ruota anteriore è mezza sgonfia (ecco spiegato il motivo dello scivolone), con un dito sanguinante e abrasioni al ginocchio in 4 minuti siamo pronti a ripartire, contravvenendo però la regola numero 1 della riparazione di una foratura. Dopo un paio di km infatti Mirko domanda se ho controllato il copertone, io mi alzo sui pedali e pfffffff ! Tolgo il sassolino appuntito e ci do dentro con toppe e mastice, quindi mi impegno a fondo per recuperare il ritardo. Sto molto bene, il ritmo è alto ma le borracce mi lasciano presto a secco: incrocio una moto circondata solo da bottigliette vuote, comincio a soffrire l’arsura quando una nuvola porta un poco di ombra negli ultimi 4 km. Al ristoro trangugito meloni, pesche, coca cola, the, acqua e sali in quantità industriali, temo di essere già disidratato dalla foga che mi prende. Nella discesa verso Caupo bevo un altro litro di acqua, alla fontana mi faccio una doccia completa mentre il termometro segna 39 gradi; altra sosta a Pian della Chiesa perché le borracce sono già vuote (siamo a 40°), altra doccia completa al punto che sembro uscito da una piscina. Il muro di Seren vola in un attimo, non sono mai in affanno e procedo regolare fino al Forcelletto, dove recupero 2 bottiglie di acqua (36 °C a 1400 slm) e riparto di buona lena fino a godermi il fresco della vetta (29 °C a 1735 !!)
Ho un’ora di vantaggio rispetto allo scorso anno, ma la prospettiva di scendere per 28 km e risalire in questa arsura mi demoralizza. Sopra l’altopiano di Asiago il cielo minaccia tempesta, e per quest’anno avrei già dato abbastanza alla Sportful. Inoltre l’indomani c’è la Pinarello per completare il brevetto Ultramarathon, e fin qui è andato tutto troppo bene al punto da non sembrare nemmeno vero. Con il senno di poi io e Mirko abbiamo preso la decisione sbagliata, ma a pari condizioni deciderei alla stessa maniera: per quest’anno la MGC finisce con due birre ed un bel piatto di pasta fredda !
Da una parte resta un pizzico di rammarico, dall'altra sono invece felice, perchè fare quasi 170 km con 5000 metri di dislivello non è una passeggiata, e a me sono venuti con naturalezza e senza affanni particolari, nonostante il caldo torrido. Il voler portare l'asticella sempre un poco più in alto forse non ci fa ben rendere conto del reale peso delle "nostre" imprese: credo siano pochissimi (se ce ne sono) i prof capaci di scalare 8000 metri nella stessa giornata !
I complimenti all’organizzazione non saranno mai abbastanza: la loro passione e l’entusiasmo che ci mettono l capisci solo guardandoli negli occhi. Con i loro sacrifici anche quest’anno hanno fatto felici migliaia di bambini, ben oltre ai 300 che pedalavano sul monte sacro.
Veloce ristoro e splendida discesa a Romano: ottimo lo spostamento al sabato della MGC, il traffico è minimo e mi devo impegnare per tenere la ruota di Mirko. In un attimo siamo a Semonzo, al controllo mi tolgo la canotta fradicia facendo volare telefono, chiavi, occhiali e casco in mezzo alla strada; riparto, quindi mi fermo in surplace per dare la precedenza a due auto, sterzo e mi trovo disteso in mezzo all’incrocio ! Raccolgo la bici in velocità accorgendomi però che la ruota anteriore è mezza sgonfia (ecco spiegato il motivo dello scivolone), con un dito sanguinante e abrasioni al ginocchio in 4 minuti siamo pronti a ripartire, contravvenendo però la regola numero 1 della riparazione di una foratura. Dopo un paio di km infatti Mirko domanda se ho controllato il copertone, io mi alzo sui pedali e pfffffff ! Tolgo il sassolino appuntito e ci do dentro con toppe e mastice, quindi mi impegno a fondo per recuperare il ritardo. Sto molto bene, il ritmo è alto ma le borracce mi lasciano presto a secco: incrocio una moto circondata solo da bottigliette vuote, comincio a soffrire l’arsura quando una nuvola porta un poco di ombra negli ultimi 4 km. Al ristoro trangugito meloni, pesche, coca cola, the, acqua e sali in quantità industriali, temo di essere già disidratato dalla foga che mi prende. Nella discesa verso Caupo bevo un altro litro di acqua, alla fontana mi faccio una doccia completa mentre il termometro segna 39 gradi; altra sosta a Pian della Chiesa perché le borracce sono già vuote (siamo a 40°), altra doccia completa al punto che sembro uscito da una piscina. Il muro di Seren vola in un attimo, non sono mai in affanno e procedo regolare fino al Forcelletto, dove recupero 2 bottiglie di acqua (36 °C a 1400 slm) e riparto di buona lena fino a godermi il fresco della vetta (29 °C a 1735 !!)
Ho un’ora di vantaggio rispetto allo scorso anno, ma la prospettiva di scendere per 28 km e risalire in questa arsura mi demoralizza. Sopra l’altopiano di Asiago il cielo minaccia tempesta, e per quest’anno avrei già dato abbastanza alla Sportful. Inoltre l’indomani c’è la Pinarello per completare il brevetto Ultramarathon, e fin qui è andato tutto troppo bene al punto da non sembrare nemmeno vero. Con il senno di poi io e Mirko abbiamo preso la decisione sbagliata, ma a pari condizioni deciderei alla stessa maniera: per quest’anno la MGC finisce con due birre ed un bel piatto di pasta fredda !
Da una parte resta un pizzico di rammarico, dall'altra sono invece felice, perchè fare quasi 170 km con 5000 metri di dislivello non è una passeggiata, e a me sono venuti con naturalezza e senza affanni particolari, nonostante il caldo torrido. Il voler portare l'asticella sempre un poco più in alto forse non ci fa ben rendere conto del reale peso delle "nostre" imprese: credo siano pochissimi (se ce ne sono) i prof capaci di scalare 8000 metri nella stessa giornata !
I complimenti all’organizzazione non saranno mai abbastanza: la loro passione e l’entusiasmo che ci mettono l capisci solo guardandoli negli occhi. Con i loro sacrifici anche quest’anno hanno fatto felici migliaia di bambini, ben oltre ai 300 che pedalavano sul monte sacro.