domenica 17 aprile 2005

Gran Fondo Recoaro 2005

Fa freddo, siamo intorno ai 5 gradi, ma già il fatto che non piova, a dispetto delle previsioni, è motivo di soddisfazione. Manca più di un’ora e sembra di stare all’interno di un formichiere; intorno a me si vedono ciclisti intenti ed indaffarati nei preparativi: alcuni con frenesia e agitazione, altri, tra cui il sottoscritto, con calma quasi rituale. Ci si cambia, si attacca il numero alla maglia, chi si massaggia con olio riscaldante, quindi si da' un'ultima controllata alla bicicletta e finalmente ci si allinea alla partenza mentre un tiepido sole aiuta a sopportare meglio il nervosismo di questa attesa.
Si parte in leggera discesa e la velocità sale subito sui 50 km/h. Le strade ampie ed il percorso ondulato mi consento di vedere i primissimi poco davanti, e alle loro spalle il lungo serpentone comincia ad essere allungatissimo. Le prime salite frazionano il gruppo ed inevitabilmente ci si aggrega per superare i successivi tratti di pianura; il percorso vallonato e la concentrazione fanno volare le prime ore di gara, coinvolto come sono da questa specie di trace agonistica. Paradossalmente si fatica di meno in salita, dove il ritmo si mantiene sempre costante, mentre quando la strada spiana si è costretti a continui scatti e contro scatti per non perdere la ruota di chi ci precede. Il percorso non è durissimo e nemmeno particolarmente lungo, e questo consente di evitare le soste ai ristori: approfittando della gentilezza degli inservienti riesco comunque a prendere al volo una banana, dell'acqua ed una crostatina, avendo modo di ricaricare le batterie senza perdere del tempo prezioso.
Si arriva così a metà percorso, dove i compagni di viaggio sono diventati amici e non più avversari da staccare, si è passati su strade secondarie ed il ritmo è diventato meno infernale, anche se sempre piuttosto sostenuto. Si ha modo così di ammirare ed assaporare gli isolati paesi delle colline circostanti, di sentire profumi degli alberi e della natura, amplificati dalla stagione primaverile e dal sole che sta asciugando il sottobosco reso umido dalla pioggia dei giorni precedenti.
Ormai resta solo la salita finale: ci si aspetta una salita morbida e regolare, invece una deviazione per lavori in corso ci dirotta su una stradina secondaria che sale ripida in quota per poi restarvi con continui saliscendi. Le gambe cominciano a far sentire la fatica e nei tratti più ripidi il gruppo si screma, tanto che alla fine scolliniamo solo in due e ci lanciamo con tutte le ultime energie negli ultimi chilometri per evitare di essere raggiunti nuovamente dal resto della compagnia. Alla fine con soddisfazione riusciremo nel nostro intento ed anche il risultato numerico sarà decisamente soddisfacente, amplificato anche dalla consapevolezza di essermi spremuto al massimo delle mie capacità.
(139 km, 2500 metri di dislivello, tempo 4h 56’, media 28 km/h, 238° classificato)