venerdì 31 dicembre 2010

Statistiche 2010

Uno degli anni in cui sono riuscito a pedalare di più e meglio; il sacrificio di levatacce (spesso alle 5.30) è stato ripagato con il superamento del muro dei 10.000 km (10.261 per la precisione) e soprattutto il record di dislivello (151.000 metri) che in passato non avevo neppure avvicinato.
Questo mi ha consentito di riuscire a fare con relativa tranquillità anche giri molto lunghi, ma il 2010 è stato anche l'anno della scoperta: nel corso della stagione sono state infatti 35 le salite inedite su cui non avevo mai pedalato.

Come ricordi particolari resta il giro in Slovenia e l'accoppiata Gavia-Mortirolo.

giovedì 30 dicembre 2010

Ciclocross a Scorzè

Alla partenza della categoria amatori siamo in parecchi, circa una quarantina, e mio cognato appassionato riconosce parecchi ex dilettanti di alto livello, ma io non sono minimamente preoccupato, perché, dopo soli 10 giorni di allenamenti, mi sono buttato in questa avventura solo con curiosità e voglia di imparare qualcosa; oltretutto quando ho provato il percorso (circa 14 min) ho perso un freno ed un pezzo del cambio posteriore, quindi davvero non ho nessuna ambizione se non quella di divertirmi.
Il via è sparato e reggo bene il primo giro (10 min), fatico nel secondo (12 min) e vado in crisi nel terzo (13.30) mentre i primi mi doppiano, con il terreno che si allenta e mi rende impossibile proseguire pedalando nei tratti più fangosi. Due volte mi devo fermare per togliere con le mani fango, erba e foglie dalla catena, mentre praticamente tutti gli altri concorrenti ad ogni mezzo giro cambiano bici lasciando al lavaggio del box il compito di rendere presentabile quella coperta di fango. Nel quarto giro (12 min) mi riprendo e supero due concorrenti, finchè, a cinquanta metri dal traguardo vengo doppiato per la seconda volta, vedendomi così risparmiato di un altro quarto d’ora di fatica. Non ho idea della classifica, anche se mi hanno detto che i ritirati sono stati parecchi; in conclusione posso dire che è stata molto molto dura ma parecchio divertente, il clima era piacevole e non potevo chiedere nulla in più viste le mie carenze atletiche e tecniche (basti considerare che ho visto un tizio che provava tra 6 diverse coppie di ruote per trovare quelle più adatte, mentre io monto copertoni da 7 euro cad. presi ad un centro commerciale).

sabato 18 dicembre 2010

Soffice neve

Mi sono attrezzato con la bici da ciclocross da una sola settimana ed in 3 ore ne ho già viste di tutti i colori: debutto sul fango da sporcarsi fin sotto ai vestiti, poi su fondo ghiacciato ed infine nella neve fresca caduta durante la notte.
Fortunatamente ha fatto così fretto (-9 la minima notturna) che la neve non ha avuto modo di sciogliersi e ghiacciare, così ho potuto pedalare su questo soffice strato scricchiolante che garantiva un'ottima tenuta di strada; nonostante la concentrazione sempre alta ho allo stesso tempo avuto la possibilità di godere dello spettacolo offerto dai campi imbiancati intorno alle mie strade, segnati solo dalle numerose traccie di animali selvatici (che dopo uno scambio di opinioni con un contadino ho scoperto essere principalmente di lepri e gatti selvatici).

venerdì 17 dicembre 2010

Ciclocross nel ghiaccio

Qualche grado sotto lo zero, un gelido vento da nord e le previsioni che annunciano la neve da un momento all'altro della giornata: condizioni che invogliano più formaggio, salame e vin brulè piuttosto che una pedalata all'aria aperta, ma poichè la fatica è l'elemento essenziale degli appassionati di ciclismo approfitto della pausa pranzo e, vestito come uno scalatore himalayano salto (goffamente) in sella.
Da subito inizia un leggero nevischio, ma il terreno ghiacciato rende la pedalata più semplice rispetto al fango dell'altro giorno, anche se le vibrazioni sono decisamente superiori; inoltre ho montato i copertoni da 35 tassellati, decisamente più adatti per pedalare fuoristrada. Rispetto all'asfalto dopo un'ora si è veramente prosciugati di energie e, a parte i piedi completamente congelati, la sensazione di benessere psicofisico è paragonabile a quella di un piccolo giro estivo sulle dolomiti; ancora devo migliorare parecchio dal punto di vista tecnico, ma come inizio direi che sono sulla strada buona.

mercoledì 15 dicembre 2010

Diana
















Diana
Anno 2010
Telaio in acciaio
Leve Campagnolo veloce 9v, Cambio Shimano

Da me assemblata con parti usate recuperate a bassissimo costo, revisionate e rimesse in eccellenti condizioni.

domenica 12 dicembre 2010

Frasi celebri

Io seguo quel vecchio detto popolare secondo il quale, chi non trova un altro che lo lodi, fa bene a lodarsi da sé.
Erasmo da Rotterdam (Elogio alla follia, 1508)

E' nata Diana

Vista la mia agilità, la mia capacità di tenere ritmi altissimi per breve tempo, vista la mia destrezza alla guida, ho deciso che la cosa più logica fosse quella di buttarsi in una disciplina che racchiude in se tutte le caratteristiche sopra citate, naturalmente con il solo scopo di sopravvivere !
Ci sono voluti 40 lunghi giorni di snervanti ricerche per recuperare le varie componenti meccaniche cercando di spendere il meno possibile, ed alla fine il risultato è stato più che soddisfacente; posso così annunciare la nascita di Diana, dea della caccia (il rosso che si vede sono schizzi di sangue !), bici da ciclocross che spero mi accompagnerà fedelmente in divertenti avventure, oltre che a migliorare le mie disastrose qualità acrobatiche.
Nel giro di rodaggio ho rotto la catena (troppo vecchia) e si è allentato lo sterzo (avevo dimenticato di stringerlo), ma già alla prima vera pedalata sono riuscito a fare qualcosa di decente, tanto che ora lei dorme in garage già coperta di fango.

venerdì 10 dicembre 2010

Diecimila

Sveglie all'alba, pause pranzo con i secondi contati, arsura estiva e strade ghiacciate, panorami dolomitici e stradine di campagna sporche di fango, sono tutte piccole gocce che mi hanno portato a superare la soglia dei diecimila chilometri annuali, traguardo superato in passato solo nel 2002.
Una bella giornata di sole dopo tante tribolazoni metereologiche e non ho saputo resistere alla tentazione: un'ora in più di pausa pranzo e, nonostante la temperatura appena sopra lo zero ed un fastidioso e gelido vento proveniente da nord mi sono goduto il percorso sapendo che avrei tagliato questo (per me) importante traguardo. Da segnalare gli occhiali Ray-Ban a goccia in quanto non trovavo quelli specifici e non avevo tempo di cercarli, e lo splendido panorama del Grappa e del Cesen innevati.

mercoledì 8 dicembre 2010

Allenamenti alternativi

Non ricordo un periodo più nefasto dal punto di vista metereologico: è dal 20 di ottobre (la bellezza di 50 giorni !) che non c'è una bella giornata di sole, e quelle poche volte che la pioggia smette di scendere dal cielo le strade non riescono nemmeno ad asciugarsi per colpa della nebbia e dell'umidità.
Colto da disperazione, pur di allenare il fisico ho ripreso a correre a piedi, anche in vista di un nuovo progetto a breve termine, ma come per i rulli in garage mi riesce difficile resistere per più di 40/45 minuti.
Non mi resta che puntare tutto sulla pazienza e sulla concentrazione: per questo ho portato a casa tutti i lego di quando ero piccolo e, recuperate da internet tutte le istruzioni originali, mi sono messo a ricostruire la città. In famiglia è piaciuto talmente tanto che da un paio di settimane non si gioca ad altro, e qui c'è davvero da allenare la pazienza e la resistenza.

domenica 28 novembre 2010

Pioggia nebbia vento... e fango !

La mattina una nebbia che fa venir voglia di starsene sotto al piumone fino a tarda mattina, figuriamoci se si trova la voglia di alzarsi prima dell'alba; la pioggia che non da scampo da oltre un mese, e le uniche mezze giornate in cui l'acqua smette di scendere dal cielo sono caratterizzate da un forte e gelido vento.
Qualche allenamento sui rulli (faticosissimo dal punto di vista psicologico), qualche oretta in sella con l'accortezza di stare sempre nei pressi di casa per facilitare il rientro in caso di imprevisti metereologici, zero salite !
E mentre si pedala il fango e lo sporco che si sollevano da terra sulle strade bagnate e che costringeranno poi a lavare tutta la bicicletta; ma nonostante siano i loro trattori a riempire le strade, come non rivolgere uno sguardo ammirato ai contadini che incuranti lavorano sui campi con i piedi sommersi fino alle caviglie per raccogliere il radicchio tardivo, tipica specialità trevigiana.

domenica 24 ottobre 2010

La prima nebbia

Nonostante le previsioni minacciose punto la sveglia alle 6, e alle 6.30 sono pronto per fare un giretto di sola pianura defaticante. I miei amici sono a Stra per la Venicemarathon, e mi hanno minacciato qualora puntassi la bici verso di loro portandomi appresso la classica nuvoletta fantozziana, quindi dirigo verso le montagne. Bastano 20 minuti ed inizia a piovere, quindi sono costretto a fare dietrofront, soluzione doppiamente indovinata perchè nel ritorno a casa rompo anche la sella; umido, freddo, pioggia, vento a tratti: è arrivato l'autunno, è ora di tirar fuori dall'armadio i completi invernali.

sabato 16 ottobre 2010

Sterrato: pedalare sulle creste

Partenza da Montebelluna girando alla base delle prealpi trevigiane fino a Lentiai, da dove inizia una lunga scalata fino a ridosso della cima del Monte Artent. Salita regolare, dura ma mai proibitiva (11% di media), con una visuale sempre migliore su tutta la Valbelluna.
A quota 1200 l'asfalto finisce ed inizia il paradiso : una lunga strada forestale in ottime condizioni si snoda sulla cresta dei monti regalando panorami in ogni direzione: alle spalle tutto il Bellunese fino a Feltre, a destra il monte Tomatico con il Grappa alle sue spalle, a sinistra tutte le prealpi fino al Nevegal e al Visentin e davanti prati percorsi da questa strada che sembra disegnata fino al Monte Cesen. Una rampa in cemento porta a Malga Garda (1300) dove la strada prosegue sotto forma di sentiero: non so più che fare, mi giro ed incontro l'unica auto di tutto il percorso, per mia fortuna guidata da un'anziana molto ben documentata che mi fa tornare indietro di 500 metri fino ad un bivio che mi era sfuggito in precedenza. Ripida discesa su fondo sconnesso (forse la bici da corsa qui non è il massimo) e si riprende a salire in mezzo al bosco fino a quota 1500 di Malga Meriech, appena sotto alla vetta del Monte Cesen, da cui si domina tutta la pianura trevigiana divisa a metà dal sinuoso percorso del Piave. Qui riprende l'asfalto e con una lunga discesa ritorno al punto di partenza.
Resta il ricordo di 11,5 km di strada sterrata, di cui al massimo un paio in condizioni al limite della bici da corsa (ma con copertoni da sterrato, altrimenti non si procede), molto suggestiva che certo tornerò a percorrere, e lo stupore di come certe emozioni le possano regalare anche i monti vicino a casa, pasta avere la pazienza ed un pizzico di incoscienza per andare a scoprirli.

domenica 10 ottobre 2010

Asino chi molla

Meteo perfetto, in alcuni tratti con un blu tanto intenso da sembrare finto sopra le nostre teste. Nonostante le trenate di Vanni, gli scatti di Riccardo e gli errori di percorso di Diego alla fine siamo rimasti io e David a giocarci il primato nell'ultima salita. Le gambe stavano bene, ma per sicurezza prima di scattare ho urlato: "cos'è quello schifo che hai attaccato al deragliatore" ! Tanto è bastato per vincere a braccia alzate.
A parte gli scherzi, piacevole giornata senza stress, tante chiacchere in amicizia godendoci 150 km di strade secondarie nei colli trevigiani, con strappi brevi ma intensi. Splendida l'ultima sosta ad una fontana con panchina all'ombra di un fico.

domenica 26 settembre 2010

Sterrato: Treviso Ostiglia

Bicicletta con ruote invernali su cui ho montato copertoni da 25 leggermente scolpiti, parto prima dell’alba sotto una finissima pioggerella copro i 10 km che mi separano dalla Treviso Ostiglia, una splendida pista ciclabile in ghiaino compattato che percorre la vecchia ferrovia militare che portava fino alle porte di Mantova. Da qui per 7 km pedalo nel fruscio delle foglie e del ghiaino schiacciato dalle ruote, circondato da alberi che cominciano a perdere l’intensità del loro verde, in un clima quasi surreale interrotto solo da qualche sparo di cacciatore ed abbaiare di cani in lontananza.
Arrivo fino ad una stazioncina dimessa in località Badoere (qui credo sia finito il budget della prima trance dei lavori), faccio dietro front e ritorno a Quinto di Treviso, dove quasi casualmente mi imbatto nella via dei Mulini, un sentierino di un paio di chilometri intorno a campi, alzaie, laghetti e cascine sul fiume Sile, che manda la mente alla semplicità di vita del secolo passato.
Ritornato in statale attraverso la zona industriale ed il nuovo centro commerciale in costruzione e ritorno subito alla realtà

Un nuovo amico

Mia cognata ha deciso di regalare ai bambini un simpatico animaletto, non so dire se in realtà volesse prendere in giro i miei (ex) addominali o le mie (reali) capacità ciclistiche. La cosa buffa è che, anche se a lui piace il numero 7 della spagna (Villa) ed il mio “amico ciclista”, ci ho messo un paio d’ore a convincere Diego che non potevamo chiamarla David ! Gli ho suggerito Graziano, ma alla fine ha scelto di battezzarlo tartarUGO Gufetto.

sabato 25 settembre 2010

Passo Manghen

Cielo limpido di un blu intenso, ma ovviamente la digitale è a casa ! Salita secca, obiettivo migliorare il personale del 2002 nonostante ci siana da smaltire ancora un paio di lividi su anca e ginocchio per il ribaltamento di 10 giorni fa.
La prima parte è la più pedalabile e procedo regolare ben consapevole della lunghezza della salita, riuscendo così a godermi lo spettacolo del torrente di Val Calamento (sempre stupendo, al punto che ho in mente di risalire la vallata su sterrato con bici da corsa e copertoni da 25, scendendo poi a Caoria per il passo 5 croci), quindi supero con qualche affanno le prime rampe impegnative fino a raggiungere il muro finale ai -6 dalla vetta.
Il rapporto è più duro del solito (39x28), la cadenza è buona (55) ed il cuore sotto soglia; i chilometri passano veloci in quello stato di grazia in cui si fatica senza però essere al limite, riuscendo anche a godere dei colori, dei profumi e del silenzio della montagna: lontani i ricordi di mal di gambe e respiro affannato. Alla fine 1.44.49, pari a 1002 di VAM, personale migliorato di 5 minuti e 11 secondi, un'enormità !

sabato 18 settembre 2010

Prada Alta (Punta Veleno) 2010

Le gambe sono ancora pesanti per le fatiche (non solo ciclistiche) dei giorni scorsi, ma ho voluto cimentarmi ugualmente con Prada Alta (conosciuta anche come Punta Veleno): ho vinto io, migliorandomi di 3 minuti (58.54 il tempo finale), ma ancora non riesco a capirla, questa salita.
Per la terza volta sono arrivato in cima, altre due avevo messo piede a terra: vista sulla carta non sembra impossibile, eppure per me è peggio dello Zoncolan, peggio del Mortirolo ed anche di Bocca di Forca. Salendo da Possagno ci sono 500 metri molto più duri, di recente ho superato 2km al 18% di media, qui le punte non sono mai eccessive, ma per 4 km si sta costantemente tra il 15 ed 18, senza alcuna possibilità di rifiatare. A metà di questo tratto c’è un rettilineo interminabile ed anche se il cuore è sempre in soglia (od oltre), le gambe affaticate anche se si riesce a tenere una buona cadenza (50 la media, 42 la minima), è la testa che comincia a chiedere di tornare indietro, di fermarsi a rifiatare che tanto non ti vede nessuno, e tenerla a bada è la cosa più dura.
Forse a metà bisognerebbe mangiare qualcosa, ammesso di riuscire a farlo su quelle pendenze, ma sinceramente non credo avrò voglia di tornare ancora a sfidare la mia Bestia Nera !

martedì 14 settembre 2010

Le rampe del Primiero / bis

Questa volta sono io il cicerone della coppia: gioco quasi in casa ed ho già provato il percorso, e David vuole approfittare del giro per mettere nel sacco un paio di salite estreme che ancora non risultano iscritte al suo palmares.
Sui Fonteghi si ride e si scherza fino alle buie gallerie, saliamo regolari nel tratto duro e rilassiamo le gambe nel finale; panino, discesa e … salta un raggio della posteriore di David ! Fortunatamente proprio al termine della discesa si trova l’unico negozio di biciclette della valle: riparazione veloce ma non tanto da non far saltare il nostro budget di tempo. Pazienza, rinunceremo alla quinta salita, la più facile.
Da Mezzano saliamo a Camp regolari e senza mai andare in affanno, siamo prudenti nella discesa al termine della quale rompo una tacchetta delle scarpe. Non è proprio giornata, ma decidiamo di proseguire ugualmente.
Siamo a Tonadico, inizia il muro di Tais: 10 metri, 20 metri, mi si sgancia il piede e frano a terra ! Si torna a Mezzano, cambio tacchetta degno dei box Ferrari, ma anche per la quarta salita il tempo non ci basta più.
Siamo a Tondico, inizia la salita e non mi entra il 28, probabilmente un regalo della caduta precedente. Fortunatamente basta una registrazione, giro la bici e torno all’inizio della salita.
Siamo a Tonadico (sembra una litania): nei 2 km (due chilometri !) centrali, al 18 e passa di media, mi risultano 174 battiti e 41 rpm di media, 17 minuti (sui 25 dell’intera salita) di pura follia, con le gambe che bruciano, il cure nelle orecchie e la testa che chiede pietà.
Se mi avessero detto che la avrei fatta 3 volte in un mese non ci avrei creduto !

sabato 4 settembre 2010

Sorgenti del Piave

Continua la voglia di scoprire posti nuovi, meglio ancora se farciti da pendenze importanti. Con David e Mirko si parte del Cadore e con grande pazienza copriamo i 40 km in leggera salita fino ad arrivare a Cima Sappada; preoccupati dalla lunga galleria (4km con pendenza sfavorevole) necessaria per raggiungere Santo Stefano, decidiamo di percorrere la vecchia statale di Cima Gogna, che nonostante 25 anni di abbandono, è ancora in discrete condizioni: basta solo stare attenti a qualche buca… che, viste le dimensioni, ti potrebbe far cadere nel lago.
Da Cima Sappada parte un sentiero asfaltato che alterna dolci rettilinei a piccole serie di stretti e ripidi tornanti, sempre risalendo un torrente che diventa gradatamente di dimensioni sempre più ridotte. Alcuni scorci sono incantevoli : un mulino tra i prati, ponticelli sul Piave, vette che sovrastano la strada...
Arrivati al rifugio è molto suggestivo pensare come uno tra i fiumi più grandi d’Italia nasca da una piccola fontana !
Per la discesa scegliamo la Carnia attraversando paesini mai sentiti prima: Forni Avoltri, Comeglians, per poi risalire attraverso Prato Carnico, Pesariis, etc. fino a superare in sequenza Forcella Lavardet, Casera Razzo e Sella Ciampigotto. La discesa verso il Cadore stimola l’appetito (ciclistico) e già si cominciano a studiare nuovi percorsi in zona !

domenica 29 agosto 2010

Bocca di Forca contro i tafani

Il picco di forma è passato da qualche settimana, ma la condizione è ancora discreta. Non ho in mente un giro preciso, ma quando sono in zona di Asolo, comincio a sentirne l'odore e mi lascio attrarre da Bocca di Forca (12 scalata assoluta in 8 anni). Le salite estreme come queste, per quanto le si conoscano quasi a memoria, non sono mai banali e presentano sempre nuove difficoltà.
Nella prima metà, fino al congiungimento con la strada Monfenera, ho ingaggiato una vera battaglia con i tafani: aggredivano in gruppo ed in parti diverse del corpo (gomito), e se in alcuni tratti era possibile scacciarli con le mani (collo) pedalando in fuorisella non c'era verso di opporre resistenza (gluteo). Per tre volte hanno vinto loro, lasciandomi evidenti rigonfiamenti e soprattutto un prurito fastidiosissimo; uscito dal bosco sono come scomparsi, forse per la temperatura ritornata estiva o per l'aumentare del vento, regalandomi una splendida sensazione di liberazione e rilassatezza. Fatto il conto delle energie rimaste (poche) ho aumentato il ritmo (60 rpm contro le 45 dei tratti più duri) spingendo forte fino alla vetta, dove come al solito arrivo stremato.
Splendida la discesa verso Fietta per Valle San Liberale, completamente riasfaltata si possono mollare le mani dai freni godendosi un divertente toboga

giovedì 26 agosto 2010

I monti della Slovenia

Partenza da Resiutta per risalire la val Resia vino al valico di Sella Canizza in compagnia di David: entrambi abbiamo consultato le altimetrie in maniera frettolosa, e forse affrontiamo la salita in maniera troppo disinvolta, ma una volta impostato il ritmo (medio alto) decidiamo di tenerlo aspettando una spianata o qualche tratto per rifiatare che in realtà non arriverà mai. Molto suggestiva una serie di tornanti nel bosco che ben rendono l’idea delle pendenze che si stanno superando. Terminata la discesa si entra in territorio Sloveno: la zona è molto suggestiva, in quanto, pur essendo a bassa quota (300 metri slm) sembra di stare 1000 metri più in alto. Abeti dappertutto, prati rasati, montagne rocciose, e paesi molto piccoli e curatissimi, distanti tra loro anche decine di km con assolutamente nulla tra uno e l’altro.
Da Bovec si risale la valle dell’Isonzo, non senza restare incantati dal colore e dalla limpidezza dell’acqua, fino ad arrivare Trenta, dove inizia la salita del passo Vrsic: lo scollinamento è a 1400 metri, ma sembra un nostro 2000 ! Rocce e tornanti, pendenze appena sotto al 10%, caldo e fatica che comincia a farsi sentire; molto suggestivi (e fastidiosi), i tornanti in porfido che ci portano a Kranjska Gora, e, viste le dimensioni, viene da chiedersi dove possano alloggiare gli atleti che partecipano alle gare di Slalom.
Una ventina di chilometri in territorio italiano per superare il passo Predil, nei quali mangio tutto quello che ho in tasca e cerco di recuperare energie, quindi si torna in Slovenia per il clou della giornata, il Mangart: salita impegnativa di 11 km, tra pareti rocciose, ponti di pietra, strapiombi e paesaggi lunari. Anche qui la vetta è poco oltre i 2000, ma sembra di essere sullo Stelvio o sul Gavia.
Sono in riserva di energie, e a fatica passo l’ultimo strappo di Sella Nevea, supero David che sta mangiando qualcosa e mi fermo 100 metri dopo a riempire le borracce in una fontana. Una mi cade sul fondo, la recupero e convinto di aver perso troppo tempo di non essere stato visto mi giro a sinistra e mi lancio in discesa a tutta per cercare di raggiungere il compagno di avventura, che in realtà era alla mia destra alla fontana: la fatica gioca brutti scherzi.
30 chilometri di discesa ci riportano all’auto, dopo 177 km e più di 4000 metri di dislivello.

giovedì 19 agosto 2010

Le rampe del Primiero

Partenza da Fiera di Primiero, ai piedi delle pale di San Martino, all’alba di una fresca giornati d’agosto.
Per cominciare a “scaldare il motore”, e soprattutto per digerire l’abbondante colazione, comincio la giornata risalendo la Val Noana fino al Rifugio Fonteghi (7km, pendenza media 6%, pendenza massima 1km al 15%). Due pareti rocciose verticali incorniciano la strada ed il torrente che le scorre accanto nella prima metà, poi una serie di ripidi tornanti per alzarsi di quota e la parte finale più facile ammirando il burrone con il lago a fondo valle ed il sole che comincia ad intravedersi dietro alle vette feltrine.
Discesa a Mezzano, attraverso il paese perpendicolarmente rispetto alla statale e comincio a risalire verso Camp (4,5 km al 14%, pendenza massima 100 metri al 18%). La strada sale in stretti tornanti alternati a lunghi rettilinei, restando sempre in costa, consentendo quindi splendide visuali sulla valle di Primiero. In vetta una serie di baite e prati ora luogo di villeggiatura, mentre probabilmente in passato servivano ad ospitare i mugnai con il loro bestiame durante la stagione estiva. Concentrazione massima anche per la discesa, decisamente impegnativa.
Risalgo la valle fino a Tonadico, pronto ad affrontare il clou della giornata: dal centro del paese seguo per via San Vittore e comincio l’arrampicata di una parete verticale. Non avevo mai superato pendenze del genere (3km al 16%, massima 100 metri al 23%, ma con 2 km consecutivi oltre al 20%), si pedala al limite dell’equilibrio, con il cuore che pulsa nelle orecchie ed i quadricipiti che bruciano di fatica. Non so dire si ci sia più bosco o più prati, o se ci sia qualche scorcio panoramico, perché tutte le energie sono votate alla sopravvivenza. Nei pressi dell’ agriturismo Tais la strada spiana, e si riescono ad ammirare i paesi sottostanti prima di rituffarsi in discesa verso la Val Canali.
Terminata la discesa nuovamente naso all’insù, destinazione Rifugio Caltena (5km al 12% con due tratti da 250 metri al 17% e 19%). La strada risale fino ai piedi del Sass Maor, quindi dopo una breve spianata ecco l’ ennesima picchiata fino a Mezzano. Risalita della valle fino a Siror per raggiungere Rifugio Petina (4 km al 12%, pendenza massimo 19% per 100 metri), sulla carta la più facile delle 5, ma le tossine accumulate cominciano a farsi sentire. Dal rifugio si raggiunge Tais per scendere ancora attraverso la Val Canali, ma questa volta con la gioia di essere riuscito a completare il percorso di 73km con quasi 3000 metri di dislivello alla media più bassa cui abbia mai pedalato (16 km/h).

martedì 17 agosto 2010

Tais da Tonadico - Piereni

Solitamente le salite tendono a sfiancarti, alternando tratti pedalabili a rampe impossibili, altre sono lunghe e ti consumano piano piano, e quando senti che stai per finire le forze ti presentano il conto con le pendeze più importanti. Raggiungere l'agriturismo Tais da Tonadico (Località Piereni, valle di Primiero) è diversa dalle altre, perchè solo a guardare come comincia ti scoraggia, ti fa venire voglia di non provarci nemmeno. Poche decine di metri su ciotolato al 20% che superi solo con la forza di volontà, poi arriva l'asfalto, ti siedi sulla sella e credi che il peggio sia passato, quindi di trovi ancora sopra al 20% e da qui non molla più per 3km. In piedi la ruota posteriore scivola, seduti quella anteriore impenna, non resta che appoggiare l'osso sacro sulla punta della sella, stingere i denti, cercare di non perdere l'equilibrio e sperare che finisca il più presto possibile. Il quarto chilometro è duro, ma umano, e dopo quello che hai superato ti sembra quasi di essere in discesa. La fatica dura poco meno di mezz'ora, e nonostante una forma (per me) strepitosa non ricordo di aver mai superato nulla di più ripido.

domenica 25 luglio 2010

Mortirolo

Finalmente il Mortirolo, una salita con la "S" maiuscola che ancora mancava al mio palmares.
Ma fare tanti chilometri in auto per una sola salita, per quanto importante questa sia, sarebbe stato uno spreco di risorse, quindi riscaldiamo i motori con il passo Gavia da Ponte di Legno, in maniera da rendere epica la nostra impresa. Il nevischio ai 2652 metri di altitudine ed il freddo patito in discesa sono già dimenticati da un pezzo quando cominciano le dure rampe del Mortirolo.
Le pendenze sono sempre importanti e la salita è tutt'altro che facile, ma l'abitudine ad affrontare pendenze ancora più estreme (Bocca di Forca, Seren del Grappa, Zoncolan...), la concentrazione e la determinazione consentono di raggiungere la vetta senza mai arrivare al limite delle proprie capacità. Breve ristoro e poi percorriamo 20 km sulla cresta dei monti per poi scendere ad Aprica, dove, non paghi delle fatiche odierne, scendiamo ancora per poi affrontare il passo di Santa Cristina, breve ma impegnativo, soprattutto con le gambe appesantite dalle precedenti salite. Negli ultimi 2 chilometri del passo solo il pensiero della birra che mi aspetta in auto tiene a bada qualche crampo, fortunatamente rimesso nel cassetto dall'ultima mezz'oretta in leggera discesa dove le gambe hanno modo di rilassarsi dopo i 4100 metri di dislivello superati.

domenica 18 luglio 2010

La Pinarello Cycling Marathon 2010

Domenica, ore 3.30, il vento e la pioggia mi svegliano di sobbalzo: un poco in ritardo ma la bufera è arrivata. Alle 6.00 suona la sveglia, aspetto fino alle 7 ma piove talmente forte che farei fatica solo a raggiungere l’auto, quindi torno a letto. Mi svegliano i bambini alle 8.30, guardo il telefono e vedo una chiamata di Fabio: provo a sentirlo e scopro che hanno posticipato la partenza alle 8.45, eliminando il Grappa per impraticabilità delle strade. Mi vesto e mi precipito a Treviso, dove alle 9.08 mi accodo agli ultimi gruppetti che stanno lasciando il centro storico. A Montebelluna raggiungo Nazareno e Nicola, e con quest’ultimo cominciamo a spingere forte raggiungendo un bel gruppone. Sul Mostaccin un ingorgo interrompe la nostra super prestazione, ma continuiamo a recuperare posizioni sui colli asolani e sulle colline del prosecco; si comincia quindi a scendere verso il Piave e a fatica, con il 50x13 , riesco a tenere la ruota di Nicola che sembra indemoniato: ogni volta che il gruppo si infoltisce si mette davanti ai 50 all’ora e fa un poca di selezione, indispettito dal fatto che nessuno gli dia dei cambi. Il mio cambio glielo darei in testa, perché rallentasse un poco !!
Finalmente si rifiata nella salita del Montello, quindi di nuovo a tutta negli ultimi 20 km. Ai -10 Altro allungo, ed in 4 (vedi foto) arriaviamo a Treviso inseguiti (inutilmente) da almeno 30 persone !

sabato 17 luglio 2010

Montre Grappa Challenge 2010

Primo versante in scioltezza e tranquillità, chiacchierando con Mirko ed ammirando l’imponenza del Monte Grappa fino al fatidico salto della Capra, un muro che toglie il fiato e stabilisce le gerarchie: Mirko allunga, mentre io ne approfitto per fare nuove conoscenze.
Veloce ristoro e splendida discesa a Romano: ottimo lo spostamento al sabato della MGC, il traffico è minimo e mi devo impegnare per tenere la ruota di Mirko. In un attimo siamo a Semonzo, al controllo mi tolgo la canotta fradicia facendo volare telefono, chiavi, occhiali e casco in mezzo alla strada; riparto, quindi mi fermo in surplace per dare la precedenza a due auto, sterzo e mi trovo disteso in mezzo all’incrocio ! Raccolgo la bici in velocità accorgendomi però che la ruota anteriore è mezza sgonfia (ecco spiegato il motivo dello scivolone), con un dito sanguinante e abrasioni al ginocchio in 4 minuti siamo pronti a ripartire, contravvenendo però la regola numero 1 della riparazione di una foratura. Dopo un paio di km infatti Mirko domanda se ho controllato il copertone, io mi alzo sui pedali e pfffffff ! Tolgo il sassolino appuntito e ci do dentro con toppe e mastice, quindi mi impegno a fondo per recuperare il ritardo. Sto molto bene, il ritmo è alto ma le borracce mi lasciano presto a secco: incrocio una moto circondata solo da bottigliette vuote, comincio a soffrire l’arsura quando una nuvola porta un poco di ombra negli ultimi 4 km. Al ristoro trangugito meloni, pesche, coca cola, the, acqua e sali in quantità industriali, temo di essere già disidratato dalla foga che mi prende. Nella discesa verso Caupo bevo un altro litro di acqua, alla fontana mi faccio una doccia completa mentre il termometro segna 39 gradi; altra sosta a Pian della Chiesa perché le borracce sono già vuote (siamo a 40°), altra doccia completa al punto che sembro uscito da una piscina. Il muro di Seren vola in un attimo, non sono mai in affanno e procedo regolare fino al Forcelletto, dove recupero 2 bottiglie di acqua (36 °C a 1400 slm) e riparto di buona lena fino a godermi il fresco della vetta (29 °C a 1735 !!)

Ho un’ora di vantaggio rispetto allo scorso anno, ma la prospettiva di scendere per 28 km e risalire in questa arsura mi demoralizza. Sopra l’altopiano di Asiago il cielo minaccia tempesta, e per quest’anno avrei già dato abbastanza alla Sportful. Inoltre l’indomani c’è la Pinarello per completare il brevetto Ultramarathon, e fin qui è andato tutto troppo bene al punto da non sembrare nemmeno vero. Con il senno di poi io e Mirko abbiamo preso la decisione sbagliata, ma a pari condizioni deciderei alla stessa maniera: per quest’anno la MGC finisce con due birre ed un bel piatto di pasta fredda !

Da una parte resta un pizzico di rammarico, dall'altra sono invece felice, perchè fare quasi 170 km con 5000 metri di dislivello non è una passeggiata, e a me sono venuti con naturalezza e senza affanni particolari, nonostante il caldo torrido. Il voler portare l'asticella sempre un poco più in alto forse non ci fa ben rendere conto del reale peso delle "nostre" imprese: credo siano pochissimi (se ce ne sono) i prof capaci di scalare 8000 metri nella stessa giornata !

I complimenti all’organizzazione non saranno mai abbastanza: la loro passione e l’entusiasmo che ci mettono l capisci solo guardandoli negli occhi. Con i loro sacrifici anche quest’anno hanno fatto felici migliaia di bambini, ben oltre ai 300 che pedalavano sul monte sacro.

domenica 11 luglio 2010

Campionato Italiano AVIS

Dopo una settimana in altura (spiaggia di Grado) ed un breve e delicato riscaldamento (40 km con la salita del Croce d'Aune) debutto nella specialità ciclistica che più si addice al mio fisico: le gare in circuito. Abituato a lunghe pedalate a ritmo costante, che ho nel fondo e nella resistenza la mia caratteristica migliore, decido di mettermi alla prova nel campionato italiano Avis a Fonzaso.Come al tour dopo 200 metri iniziano gli scatti, e le gambe già sono in sofferenza, la velocità oscilla sempre tra i 35 e i 55 all'ora, il cardiofrequenzimetro è impazzito (alla fine il 66% del tempo fuori soglia). In rettilineo, quando non ci sono scatti, si tiene una velocità sopportabile e ne approfitto per recuperare posizioni, in curva si spera solo di non cadere, quindi una frustata per riprendere velocità, che io "alleggerisco" lasciandomi sfilare verso la fine del gruppo.Dopo 6 giri dei 10 previsti i primi crampi, provo a tenere un altro giro ma alla fine, dopo poco più di un'ora, sono costretto a fermarmi, proprio non ne ho più.Bella esperienza, c'è da ragionare e restare lucidi di testa mentre il fisico viene portato allo stremo, ma era proprio quello che cercavo, una bella svegliata dopo una settimana di vacanza. Magari ripeterò l'esperienza, ma con la consapevolezza che occorrono allenamenti molto diversi rispetto ai miei abituali per prove del genere.Alle fine, poichè la pasta non era ancora pronta, ho barattato il buono pranzo con due graditissime birre !

sabato 3 luglio 2010

Senza prezzo

Come nella pubblicità: Sono tantissime le cose che si possono comprare, basta avere disponibilità economica. Ma insegnare a tuo figlio a pedalare senza rotelle... non ha prezzo.
Qui nella spiaggia di Grado, dopo un pomeriggio bloccati in albergo dalla pioggia, si è sfogato sul bagnasciuga consumando la sua bici ed il mio fiato. E ad ogni persona che passava, che fosse italiano o tedesco non importa, doveva ricordare che "io sono Diego, ho 4 anni, e so andare in bici senza rotelle !"

martedì 29 giugno 2010

Percorso Campagnolo 2005

Saltato il lungo della GF Sportful mi sono deciso di ripercorrere il vecchio percorso, mantenuto fino al 2005, della GF Campangolo. Parto da Feltre prestissimo e attacco la salita di Cimacampo mantenendo il cuore molto basso (130 battiti) godendomi il fresco ed il verde del bosco che, salendo di quota, si dirada lasciando spazio a malghe circondate da prati e pascoli; nonostante la lunghezza della salita si scollina in fretta: la prima parte della discesa è al limite della percorribilità, ma come si entra in trentino la strada diventa larga e liscia come un biliardo. A Scurelle si riprende a salire e, nonostante l'orario, fa già molto caldo e l'umidità sale decisamente. Mangio parecchio e cerco di non strafare ma un attimo di sconforto (vedi foto) mi prende ai -6 km, quando vedo il passo ancora in alto, molto in alto (600 metri più su). Non cedo, e quando vedo sotto di me i tornanti finali mi rendo conto di essermeli finalmente tolti dalle spalle, ma così ho lasciato il posto ad una pesantissima scimmia, e non ho nemmeno una banana da darle ! Per fortuna mancano solo 1000 metri e poco dopo mi godo la splendida discesa fino a Molina.34° C e un'afa insopportabile mi accompagnano fino al lago di Paneveggio, a metà del passo Rolle, obbligandomi a due soste ai bar per una Coca Cola ghiacciata con il limone. Nella seconda parte del passo ritrovo vigore e mi avanza anche di dar battaglia a due tedeschi: han vinto loro, ma sicuramente erano appena partiti !Sul Croce d'Aune, il cielo si fa cupo e qualche goccia di pioggia mi rinfresca, ma è solo un'attimo, perchè quando l'asfalto caldo comincia a bagnarsi inizia l'effatto sauna, con i vapori caldi che risalendo hanno il sopravvento sulla pioggia fresca (fresca ? diciamo tiepida).Alla fine ho impiegato mezz'ora in più rispetto a quando percorrevo quasto giro in gruppo, tempo perso tutto nei tratti pianeggianti, perchè in salita i tempi sono rimasti molto simili. 204 km, quasi 5000 di dislivello, 9 ore e 22 minuti.

domenica 20 giugno 2010

Gran fondo Sportful 2010

Piove, ma dalle disastrose previsioni dei giorni scorsi sembra meglio del previsto, quando mi comunicano che causa vento e rischio neve sopra ai 1600, si correrà solo sul percorso ridotto (123 km). Parto tranquillo come al solito, in maniera da scaldarmi bene e non strafare, fino all'inizio della valle del Mis, dove la pioggia aumenta di intensità accompagnata da forti raffiche di vento contrario. Qui la prima scelta tattica: meglio faticare meno e stare a ruota di un gruppetto, anche se l'acqua che si solleva dalle ruote di chi mi precede mi limita parecchio la visibilità. Allo scollinamento di Forcella Franche mi rendo conto che sono salito pianino (solo 4 minuti di vantaggio rispetto allo scorso anno), ma non è certo la discesa il punto in cui cercare di recuperare.Su Forcella Aurine comincio ad accelerare, rientrando facilmente su diversi gruppetti, rifiatando un attimo, e allungare nuovamente. Ai -3km dal passo ripenso con piacere alla scorsa estate, con il caldo e l'afa, le gambe che bruciavano e Graziano che non si staccava dalla mia ruota. Adesso è però il freddo (3°C) a pungere gambe e mani, ma i guanti invernali li tengo ancora in tasca e all'asciutto, mi serviranno più avanti. Sul passo Cereda, 4 impegnativi chilometri, i primi agonizzanti che hanno forzato troppo all'inizio mi stimolano a spingere ancora, e nella successiva discesa, nonostante l'estrema prudenza, vivo 1 minuto di vero terrore a causa del vento, della pioggia fitta e della velocità che mi fanno sbandare paurosamente un paio di volte.A Fiera di Primiero rientro su un bel gruppo (30) e rifiato a ruota fino al Croce d'Aune, dove dò fondo a tutte le mie energie: non avevo il cardio ma sicuramente ero al limite ! A metà salita un bicchiere di the preso al volo e di nuovo a superare concorrenti fino al passo. Dopo un paio di tornanti della discesa il freno anteriore è talmente consumato che devo svitare il registro del cavo (in corsa) per averlo nuovamente funzionante; a Pedavena raggiungo un altro gruppetto, faccio qualche cambio in testa ma ai -4 nessuno vuole più tirare, quindi mi metto davanti e poco dopo mi trovo da solo. Insisto e vengo ripreso solo in centro a Feltre, e negli ultimi 300 metri (in salita) per raggiungere il traguardo riesco a difendere la mia posizione.Tantissima acqua, ma ero pronto ad un meteo ancora peggiore, alla fine è stato anche molto divertente.

domenica 13 giugno 2010

Campionati Italiani 2010

A fine giugno a Conegliano (TV) si terranno i campionati italiani professionisti su strada. Incuriosito sono andato a provare il circuito che i professionisti dovranno ripetere per 11 volte, così, giusto per vedere l'effetto che fa.
Si parte dal centro storico di Conegliano aggirando il colle con il castello, per salirci dal versante ovest, un solo chilometro senza particolari difficoltà. Da qui si percorre tutta la cresta delle colline con sguardi a perdita d'occhio tra coltivazioni di viti, boschi e aziende vinicole fino a San Pietro di Felletto, dove si scende in un serpentone di nove ampissimi tornanti. PReve tratto pianeggiante e finalmente il Muro di Ca del Poggio, ovvero via pascoli. Poco più di un chilometro con pendenze importanti (15% ca.) quindi 8 km tra discesa e pianura per tornare in centro alla cittadina veneta.
In sostanza un percorso molto veloce dove c'è da pedalare sempre, sia in salita che in discesa, con un muro a spezzare il ritmo. Nei due giri che sono riuscito a percorrere le mie gambe non hanno sofferto particolarmente: probabilmente vado troppo piano, sono certo che a ritmo dei professionisti farà male a tanti concorrenti.

sabato 5 giugno 2010

Finalmente le dolomiti

Finalmente si pedala sulle dolomiti, e che dolomiti: Staulanza, Giau e Cibiana con partenza da Longarone. La prima salita si infila perfettamente tra il Civetta ed il Pelmo, siamo alle prime ore della mattina ed assistiamo al risveglio dei paesi che attraversiamo tra profumi e colori che solo da queste parti si riescono a godere. Lo spettacolo delle montagne che ci circondano cambia continuamente e si arriva presto in vetta. Sul Giau le pendenze consentono meno di ammirare i panorami, ma ciascuno del proprio passo facciamo tutti la stessa fatica e ci lanciamo in picchiata verso Cortina. La discesa pedalabile fino a Venas viene fatta a tutta birra e sul passo Cibiana, spesso e ingiustamente considerato di secondo piano, la fatica comincia a farsi sentire. La prima parte è pedalabile, nella seconda le pendenze si fanno ancora importanti e bisogna tirare fuori tutte le energie per scollinare. Personalmente ho tirato talmente forte da rimanere senza energie, al punto da subire nel finale un umiliante sorpasso.

giovedì 27 maggio 2010

Bocca di Forca 2010

Ogni volta mi dico che sarà l'ultima, ed invece una o due volte l'anno ci ricasco e non riesco a resistere alla tentazione di scalare Bocca di Forca. In inverno ero stato respinto due volte, la prima per colpa della pioggia, la seconda per la scarsa forma (e comunque in vetta c'era neve), quindi avevo un contenzioso aperto.
Ho messo il cardio che non usavo da mesi ed ho iniziato la "via crucis". Primi 3 km per scaldare i motori, prima rampa appena sotto al 20% superata brillantemente, altro tratto più agevole e si arriva ai piedi del muro, 500 metri infiniti con punte al 22%. L'occhio è sul cardio che lampeggia, le gambe bruciano ma sento che sto salendo bene e resisto bene; un tratto al 15% è l'ideale per far abbassare il cuore e recuperare, quindi un altro muro ma ormai il peggio è passato. Restano 3 km con pendenze intorno al 12%, guardo il cardio e vedo che ho ancora margine, quindi indurisco il rapporto e spingo fino allo scollinamento dove arrivo ai limiti.
Decidere di sfidarla è poco razionale, sopravvivere è già una buona cosa, arrivare in vetta senza mettere il piede a terra è da eroi, farla il più forte possibile forse da dementi. Se un giorno non doveste avere più mie notizie venite a cercarmi da quelle parti: o mi torvate inerme sull'asfalto o seduto in terra che parlo con i tafani.

sabato 22 maggio 2010

Il Giro sul Monte Grappa

I professionisti passeranno solo tra un paio d'ore, ma la strada sta per essere chiusa al traffico e, almeno in teoria, dovremmo essere gli ultimi a transitare. Scortati dalle ammiraglie siamo più di venti del team Monte Grappa Challenge a scortare Simone Temperato ( http://www.magicotempe.com ) nella sua impresa: egli scalerà infatti il versante di Semonzo del Monte Grappa con la ruota anteriore sollevata.
Non ci sono parole per commentare la sua impresa; paradossalmente le parti più difficoltose solo le contropendenze dove è costretto a mantenere l'equilibro pedalando e frenando contemporaneamente. Per noi pedalatori del Grappa una bella occasione per ritrovarsi e memorizzare ulteriormente la salita che ci aspetta a metà luglio. Mi scuso ancora con i compagni per essere scappato subito una volta raggiunta la cima ma avevo impegni inderogabili... e poi così non ho preso nemmeno una goccia di pioggia !

mercoledì 19 maggio 2010

Montellomania 2010

Ritrovo poco dopo l'alba per la squadra corse della MGC: Jack e David arrivano da direzioni opposte, entrambi con la loro Panda attrezzata con portabici sul portellone posteriore; spostiamo i viveri e portiamo un'ammiraglia in cima al Montello, dove si transiterà a circa 1/4 e 3/4 del percorso.
Torniamo alla partenza ed inizia la nosta Amstel Gold Race (magari essere sponsorizzati da una birra). Le prime ascese sono tra le più impegnative quanto a pendenze massime, e con il procedere della sequenza aumentano progressivamente anche lunghezza e dislivello di ciascuna "presa". Colori fantastici in un'alternarsi di luci ed ombre, con uno sguardo ora rivolto alla pianura trevigiana, ora alle vette del Grappa e del Barbaria (Pianezze), con i colli asolani a fare da spartiacqua. La stanchezza inizia presto a farsi sentire, e giusto prima del ristoro arriva la telefonata di Graziano che con suo cognato si aggrega al giro. Superato qualche minuto in cerca dei due è l'ora del primo ristoro, mentre per recuperare il tempo perduto i nuovi arrivati bissano la salita della presa XIV.
Si riparte con le prese più lunghe fino ad arrivare alle più semplici nei pressi dell'ossario militare, e si riprende la sequenza in senso opposto fino a tornare alla presa V dove le difficoltà ricominciano. Io ho finito il cibo e comincio ad accusare la stanchezza, Graziano lo capisce, si gira e, come fece Bartali, mi passa la sua bustina di carboidrati (come sono cambiati i tempi); si salgono altre due prese ma è necessario un rifornimento al bar. Ne troviamo uno aperto, scendiamo dalle bici e lo troviamo chiuso (beata gentilezza!), allora ci spostiamo a quello successivo e dopo coca (cola) e gelati ripartiamo abbandonando uno sciame di api che ha ricoperto il ristorante (roba da film di Hitchcock). Giusta punizione alla presunzione del ristoratore, che mentre Graziano insisteva nel spiegare la durezza del nostro percorso questo millantava fantomatiche conoscenze nel mondo dei prof.
Ultimo ristoro all'auto, dove mi viene negata la birra e la cosa mi fa arrabbiare al punto che le ultime 4 prese con picchi fino al 15%, affrontate con 180 km nelle gambe, vengono superate brillantemente.
Dulcis in fondo torniamo in cima a recuperare l'auto e in 15 minuti di beatitudine nel silenzio del bosco all'imbrunire ci facciamo fuori mezzo salame con le sospiratissime birre !
192 km, 4100 di dislivello, 9.15 ore in sella, 6100 calorie bruciate

domenica 21 febbraio 2010

Ambientazione da film

Il meteo diceva sole e temperature in aumento, ma c’è un solo grado e del sole nemmeno l’ombra, semplicemente perché, vista l’ora, deve ancora sorgere.
Parto verso nord in un’ambientazione degna di un film horror, con una sottile nebbia che danza ad un metro da terra sopra ai campi fangosi delimitati da alberi alti e spogli, di cui si intravedono solo la base e la cima; l’asfalto è bagnato dalle piogge dei giorni scorsi e non si vede anima viva: nemmeno una luce accesa dentro a qualche abitazione o un camino fumante. Ci vogliono 45 minuti perché il sole faccia capolino come una lontana lampada arancione, illuminando in lontananza le montagne, di cui si intravedono solo le cime innevate colorate di un giallo-rosa piuttosto singolare: la nebbia velocemente scompare quando salgo sulle prime colline. Supero Forcella Mostaccin in una giornata che sembra improvvisamente diventata primaverile, ma appena scollinato mi si presenta un panorama che non avevo mai avuto la fortuna di ammirare prima di oggi. Gli alberi spogli del bosco che sto attraversando in primissimo piano, sullo sfondo il Monte Grappa illuminato dal sole con le cime completamente ricoperte da una bianchissima neve; nel mezzo la sensazione di una vasca colma di panna montata, formata da una fittissima coltre nebbiosa tanto buia e cupa nella parte bassa quanto luminosa ed armoniosa in superficie. E tra le nebbie, come sospese nel vuoto, le cime e le chiese dei piccoli paesini di Monfumo e Castelcucco.
Con la discesa torno nel limbo umido e freddo ma per oggi il cuore resterà caldissimo.

venerdì 1 gennaio 2010

Le mie biciclette















Bianchi S9 Matta
Anno 2005
Telaio in titanio
Gruppo Campagnolo Record Titanium
Ruote 30 mm custom con mozzi Gipiemme
Copertoni Vittoria Rubino Pro

Bicicletta utilizzata da Magnus Backstedt, vincitore della Parigi-Roubaix 2004.


















Arancia Meccanica
Anno 2008
Telaio in alluminio con forcella e carro in carbonio
Gruppo Campagnolo Veloce Compact
Ruote Campagnolo Nucleon 2005
Copertoni Vittoria Rubino Pro

Bicicletta da me assemblata, varniciata e customizzata, ottima per la salita.