venerdì 30 giugno 2006

Le Dolomiti (Contro-Maratona)

Si parte da Alleghe tra le miti temperature delle dolomiti, in una splendida giornata di sole, e con un piacevole e numeroso gruppetto. Qualche chilometro di riscaldamento e già si attacca il passo Fedaia; il suggestivo passaggio tra le rocce di Sottoguda già frazione il gruppo: Gianpaolo, Flavio e Vito hanno un altro passo, io procedo con Tom e Michele mentre Damiano e Graziano formano il gruppetto dei velocisti. Un leggero venticello e le gambe ancora fresche ci consentono di salire senza particolari difficoltà fino alla cima dove non si può restare indifferenti ad un ghiacciaio praticamente scomparso e ad un lago sotto livello di quasi 10 metri.
Veloce discesa a Canazei e subito su per il passo Pordoi, poco impegnativo a guardar le pendenze, faticoso quando la voglia di andar forte ti fa salire con qualche dente in meno sul pignone posteriore. Sul passo nuovamente tutti insieme per salutare Graziano e Damiano che abbandonano la compagnia, mentre per gli altri si scende ad Arabba per affrontare in successione passo Campolongo e passo Valaparola, con gli ultimi chilometri di quest'ultimo che, pur non particolarmente duri, mettono alla frusta le gambe anche dei più allenati: è d'obbligo un ristoro con birre e toast a riportare in alto la scorta di energie, tra racconti ed aneddoti che fanno venir voglia di fermarsi lassù tutto il pomeriggio.
Ci pensa Flavio a "riportarci all'ordine", così giù in picchiata verso Cortina, ed ennesima risalita verso il passo Giau; Gianpaolo e Flavio scollinano per primi, quindi Michele ed il sottoscritto che proprio in vetta vede accendersi la spia della riserva: per fortuna resto concentrato in discesa ed evito all'ultimo Michele che scivola nel primo ripido tornante rimediano fortunatamente solo alcune leggere abrasioni. Ultima breve salita per superare Colle S.Lucia e picchiata finale per ritornare alle auto parcheggiate in riva al lago, dove ci si saluta e già si cominciano a rivedere nella propria testa gli scorci, i paesi ed i paesaggi, le persone e le fatiche di questa splendida giornata dolomitica.

domenica 18 giugno 2006

Gran Fondo Campagnolo 2006

La più bella Grandfondo italiana regala solitamente caldo afoso o bufere autunnali: la mia quinta partecipazione ricade nella prima casistica; considerando che il caldo è esploso proprio il giorno della gara e che tutti gli allenamenti fatti finora si svolgevano con temperature miti è assai credibile l'affermazione "mai fatta tanta fatica in vita mia". Nella prima ora in pianura tutti pedalano regolari, un lungo serpentone di 3700 ciclisti in cui, caso assai raro, si ha la possibilità di scaldarsi adeguatamente evitando inutili strappi o trenate a 60 km/h; anche la prima salita verso Casteltesino viene affrontata con regolarità senza note particolari, discesa in Valsugana dove inizia il passo Manghen, 23 km in salita, croce e delizia di questa manifestazione. Da metà inizia il tratto più impegnativo (malga Calamento) e subito dopo il primo strappo sono costretto a fermarmi un paio di minuti per crampi, causati dalla disidratazione e dal gran caldo, nonostante le quattro borracce già esaurite fino ad ora. Gli ultimi 4 km sono un piccolo calvario, evito di fermarmi ancora, cercando di pedalare il più regolare possibile sopportando le fitte che mi prendono il quadricipite e l'interno coscia; il tempo finale di scalata resta discreto e nella lunga discesa cerco di fare più stretching possibile, ma come si riprende a pedalare i crampi mi complicano la vita nuovamente costringendomi a prendere altri 10 minuti di pausa nei pressi di una fontana. La salita del passo Rolle è tutta un brivido: se rallento si contraggono i polpacci, se accelero le cosce, se tiro un muscolo si blocca l'antagonista: dopo un'ora e mezza (un quarto d'ora oltre i miei tempi abituali) scollino ed inizio la discesa, dove ad ogni tornate, nel momento in cui smetto di pedalare, ancora crampi rendono tormentata anche questa fase di corsa.
Ultimo ostacolo di giornata il Croce d'Aune: come in un film mistico il cielo si vela, la temperatura scende finalmente sotto i 30 gradi e le gambe trovano nuove energie; la paura di bloccarmi nuovamente mi consiglia però di procedere con prudenza e nonostante ciò salgo con un buon tempo e senza fatiche particolari, anzi, con il senno di poi si poteva fare ancora meglio. In cima moglie, figlio ed un gruppo di amici mi acclamano come se avessi vinto una tappa al Giro, impossibile non fermarsi ber un brindisi con un buon bicchiere di vino rosso, quindi la discesa a Feltre dove, una volta tagliato il traguardo, mi scappa il "mai fatta tanta fatica in vita mia", augurio e speranza di non essere mai più costretto a pedalare per quattro ore con i crampi alle gambe.

giovedì 15 giugno 2006

Isola d'Elba

Già dalla spiaggia la vista verso il Monte Perone non poteva che attirarmi come una calamita, così dopo un paio di giorni di relax mi accingo a scalarne le pendici tenendo a memoria la sequenza delle località per evitare il rischio di perdermi. La prima parte della salita è molto dolce, e consente di ammirare da quote sempre più elevate il golfo di Marina di Campo e quello di Procchio, dalla parte opposta dell'isola. Dopo 4 chilometri la musica cambia decisamente: le pendenze diventano superiori al 10% e lo sforzo per portare verso la cima la mia storica Benotto decisamente impegnativo, visti i rapporti tutt'altro che agili di fine anni 70 (39x23). Il cuore in gola, le gambe che gridano vendetta, il manubrio che scricchiola paurosamente, pedalata dopo pedalata, metro dopo metro... quando il cambio si allenta e la catena comincia a scendere verso i rapporti più duri: indomito insisto ancora diverse centinaia di metri, ma ad un certo punto è proprio impossibile proseguire e sono costretto a ridiscendere, fermandomi da un benzinaio per serrare il dado che si era allentato.
L'indomani non posso che vendicare l'onta subita: parto meno spavaldo sapendo quel che mi aspetta ed all'inizio del tratto più duro trovo subito il ritmo giusto, sentendo la bici come un vecchio trattore diesel: lenta, pesante e ben piantata, ma che non perde un colpo ! Supero S.Pietro, quindi la torre panoramica e la vecchia chiesa del XII sec, particolari che mi erano sfuggiti il giorno prima, fino a raggiugere il punto in cui avevo mollato. 200 metri dopo passo una fontana e subito dopo la strada comincia a spianare; ancora un paio di km in falsopiano e raggiungo la vetta, maledicendomi per non avere insistito un poco nel tentativo precedente. La discesa me la godo particolarmente, ammirando il paesaggio e le splendide visuali di quest'isola verdeggiante, evitando ritmi elevati in quanto la bici mi da la sensazione di guidare un grosso camion a rimorchio, con le sue frenate lunghe e l'assoluta mancanza di agilità e di prontezza.

sabato 10 giugno 2006

Gara sociale

Il percorso prevede la risalita della Valsugana in gruppo compatto da Bassano a Cismon del Grappa, da qui inizia la competizione vera e propria con lo stappo di Incino (un paio di chilometri piuttosto ripidi), la breve discesa ad Arsiè, una decina di chilometri in falsopiano per raggiungere Primolano e da qui la salita finale verso Enego.
La prima oretta in gruppo è piacevole, si riscaldano le gambe chiaccherano allegramente, quindi sosta a riempire le borracce e a scaricare le vesciche ed improvvisamente diventano tutti seri e silenziosi. Qualche minuto in attesa di Severino in ritardo (che non arriverà) e poi si da il via alla competizione: si parte subito forte e dopo pochi minuti si scollina con il gruppo (22 in tutto) diviso in due tronconi e ci si lancia nella stretta e pericolosa discesa. Qui Flavio parte già in fuga con un compagno (stefano ?) e sfruttando la sua potenza sparisce presto dalla nostra visuale; vedendo che Nicola (il favorito) non lo insegue mi tranquillizzo restandomene il più possibile al coperto del gruppetto (saremo una decina in tutto), anche perchè il mio cardio segna già un numero esagerato di pulsazioni, ma poichè le gambe vanno bene preferisco semplicemente distogliere lo sguardo dal computerino.
A Fastro scatta anche Bruno e come successo in precedenza nessuno si prende la briga di inseguirlo, anche perchè la strada è in leggero vento contrario e sarebbe un piccolo suicidio tecnico; ormai siamo a Primolano e comincia la salita: 11 km intorno al 5%, una salita da Tour de France per intenderci, poco impegnativa all'apparenza ma sulla quale è molto più difficile pedalare al massimo delle proprie capacità.
Dopo un paio di chilometri Nicola accelera, proviamo a stargli dietro ma bastano poche decine di metri per capire che quel ritmo è troppo alto per tutti, e così all'inseguimento si mette Antonio e dietro di lui si forma un lungo trenino, infatti un leggero vento verso nord abbinato alle pendenze tutt'altro che proibitive rendono l'effetto scia tutt'altro che trascurabile. Si sale intorno ai 20 km/h, io sono costantemente 10 battiti oltre il mio limite teorico, mi piazzo sulla ruota di Antonio il quale poco dopo chiede un cambio, ma riesco solo ad affiancarlo per poi ritornare alla sua ruota. A metà salita raggiungiamo i fuggitivi, Nicola è un minuto avanti a noi, e Antonio prova ad accelerare: gli risponde Stefano, poi il sottoscritto e Franco. Qualcuno già ha perso le ruote, ma questa piccola accelerazione fa selezione in maniera considerevole; poco dopo un'altra accelerazione e restiamo in 3 ad inseguire Nicola, il cui vantaggio è sceso a 50 secondi quando ormai mancano solo 2 km. Ultimo tornante ed Antonio accelera ancora, riesco a stagli appresso ma non certo a superarlo, cosa che comunque non mi sarei permesso di fare anche se avessi avuto le forze per farlo, visto che era stato lui a tirare per tutta la salita. Invece a 50 metri dalla linea bianca mi passa Franco relegandomi alla classica medaglia di legno a 40 secondi dal vincitore. Ma la soddisfazione sarà enorme alla premiazione, quando riceverò inaspettatamente una targa come terzo di categoria, visto che Antonio classificatosi secondo appartiene alla schiera dei "vecchietti".
Alla fine 30 minuti e 31 secondi per una VAM di poco inferiore ai 1000, 182 battiti di media e 189 di massima, 86 pedalate al minuto, tanta fatica ma anche la gioia di aver corso per una volta con vero spirito agonistico contro atleti di pari livello.