domenica 31 dicembre 2006

statistiche 2006

Annata ampiamente negli standard (7.858 km e 92.229 metri di dislivello) nonostante gli impegni familiari siano stati intensi con l'arrivo del piccolo Diego; ero preparato ad una grande carestia delle due ruote, ma sono riuscito a ritagliarmi un discreto spazio, spesso a scapito del sonno. Numerose infatti le levatacce !

martedì 17 ottobre 2006

Frasi celebri

Mantenetevi folli e comportatevi da persone normali.
Paulo Cohelio

martedì 15 agosto 2006

Sotto la pioggia

Sono in montagna, è ferragosto ma fa freddo e piove come fosse autunno, non pedalo da diversi giorni, la bici da corsa è a casa ma ho a disposizione la mountain bike anche se non la tocco ormai da mesi; non ho abbigliamento adatto e sono molto titubante. Mi cambio diverse volte e alla fine mi decido: pantaloncini, maglietta estiva e via, vada come vada. La pioggia quasi mi aspettasse aumenta la sua intensità quasi obbligandomi ad infilarmi nel bosco (via Nova da Fiera di Primiero per i più esigenti), dove comincio a pedalare con rapportino agile per non far scivolare la ruota sui sassi bagnati e scivolosi. La grosse gocce che filtrano tra gli alberi quasi evaporano a contrasto con il vapore caldo che si solleva dalle mie braccia, vampate di fumo mi escono da bocca e narici, piccoli rivoli d’acqua scendono da sotto il casco appannandomi gli occhiali.
Il fondo è ben battuto e tiene bene, la pioggia scandisce il ritmo, spruzzi di fango mi ricoprono gambe e schiena, la bici sembra leggerissima tanto è l’entusiasmo; passo con attenzione un viscidissimo ponte in legno, e poco dopo guado quello che da rigagnolo è diventato un piccolo torrente bagnandomi completamente le scarpe.
Ormai la salita è finita, mi giro e ritorno velocemente al punto di partenza: emozioni bellissime, da ripetere… subito ! Ennesimo cambio di direzione e mi concedo immediatamente il bis.

giovedì 10 agosto 2006

Bocca di forca 2006

Ogni volta che arrivo in cima mi ripeto che sarà l'ultima, ed invece continuo a ricaderci almeno un paio di volte l'anno. Oggi sono un poco preoccupato, ho fondo e resistenza, ma è da parecchio tempo che non mi confronto con pendenze impegnative, così parto con l'idea di forzare il meno possibile nella parte iniziale: ed infatti già dopo 200 mentri salgono contemporaneamente i battiti cardiaci ed i rapporti del cambio. Alla prima rampa impegnativa sento gracchiare sopra la mia testa, temo sia un avvoltoio in attesa di vedermi stramazzare al suolo, ma fortuna vuole si tratti solo di una cornacchia. Si torna su pendenze umane (12%) e procedo evitando lumache, foglie e brecciolino, cercando di trovare le zone di asfalto che offrono la migliore aderenza, essendo la strada parecchio umida e scivolosa.
Tornante a destra, cascina, ampia S e la pendenza di colpo raddoppia: la ruota posteriore comincia a scivolare, la schiena e le braccia tese al massimo, la bocca si apre in cerca della massima quantità di ossigeno ed ancora non basta, respirerei anche con le orecchie se ne fossi capace. Zig zag tra le vacche che pascolano (ma proprio qui, in questo tratto, oggi ??), la velocità al limite del ribaltamento (sotto i 5 km/h), ma ormai il peggio è passato, riesco a sedermi sulla sella e a riprendere con buon ritmo.
Supero una coppia di ciclisti, saluto, si accodano alla mia ruota. Piccola accelerazione ed il primo cede; comincia il tratto finale ed il più anziano non molla, così comincio a tagliare i tornanti prendendoli nella parte più ripida, lui non ci riesce e continua a fare il giro largo: ad ogni inversione di marcia guadagno metri, 5, 10, 15, non lo sento più, cerca di rifarsi sotto ma poi anche lui cede ed è costretto a fermarsi.
Ancora un chilometro sotto una pioggia finissima e anche questa volta la vetta è conquistata

venerdì 30 giugno 2006

Le Dolomiti (Contro-Maratona)

Si parte da Alleghe tra le miti temperature delle dolomiti, in una splendida giornata di sole, e con un piacevole e numeroso gruppetto. Qualche chilometro di riscaldamento e già si attacca il passo Fedaia; il suggestivo passaggio tra le rocce di Sottoguda già frazione il gruppo: Gianpaolo, Flavio e Vito hanno un altro passo, io procedo con Tom e Michele mentre Damiano e Graziano formano il gruppetto dei velocisti. Un leggero venticello e le gambe ancora fresche ci consentono di salire senza particolari difficoltà fino alla cima dove non si può restare indifferenti ad un ghiacciaio praticamente scomparso e ad un lago sotto livello di quasi 10 metri.
Veloce discesa a Canazei e subito su per il passo Pordoi, poco impegnativo a guardar le pendenze, faticoso quando la voglia di andar forte ti fa salire con qualche dente in meno sul pignone posteriore. Sul passo nuovamente tutti insieme per salutare Graziano e Damiano che abbandonano la compagnia, mentre per gli altri si scende ad Arabba per affrontare in successione passo Campolongo e passo Valaparola, con gli ultimi chilometri di quest'ultimo che, pur non particolarmente duri, mettono alla frusta le gambe anche dei più allenati: è d'obbligo un ristoro con birre e toast a riportare in alto la scorta di energie, tra racconti ed aneddoti che fanno venir voglia di fermarsi lassù tutto il pomeriggio.
Ci pensa Flavio a "riportarci all'ordine", così giù in picchiata verso Cortina, ed ennesima risalita verso il passo Giau; Gianpaolo e Flavio scollinano per primi, quindi Michele ed il sottoscritto che proprio in vetta vede accendersi la spia della riserva: per fortuna resto concentrato in discesa ed evito all'ultimo Michele che scivola nel primo ripido tornante rimediano fortunatamente solo alcune leggere abrasioni. Ultima breve salita per superare Colle S.Lucia e picchiata finale per ritornare alle auto parcheggiate in riva al lago, dove ci si saluta e già si cominciano a rivedere nella propria testa gli scorci, i paesi ed i paesaggi, le persone e le fatiche di questa splendida giornata dolomitica.

domenica 18 giugno 2006

Gran Fondo Campagnolo 2006

La più bella Grandfondo italiana regala solitamente caldo afoso o bufere autunnali: la mia quinta partecipazione ricade nella prima casistica; considerando che il caldo è esploso proprio il giorno della gara e che tutti gli allenamenti fatti finora si svolgevano con temperature miti è assai credibile l'affermazione "mai fatta tanta fatica in vita mia". Nella prima ora in pianura tutti pedalano regolari, un lungo serpentone di 3700 ciclisti in cui, caso assai raro, si ha la possibilità di scaldarsi adeguatamente evitando inutili strappi o trenate a 60 km/h; anche la prima salita verso Casteltesino viene affrontata con regolarità senza note particolari, discesa in Valsugana dove inizia il passo Manghen, 23 km in salita, croce e delizia di questa manifestazione. Da metà inizia il tratto più impegnativo (malga Calamento) e subito dopo il primo strappo sono costretto a fermarmi un paio di minuti per crampi, causati dalla disidratazione e dal gran caldo, nonostante le quattro borracce già esaurite fino ad ora. Gli ultimi 4 km sono un piccolo calvario, evito di fermarmi ancora, cercando di pedalare il più regolare possibile sopportando le fitte che mi prendono il quadricipite e l'interno coscia; il tempo finale di scalata resta discreto e nella lunga discesa cerco di fare più stretching possibile, ma come si riprende a pedalare i crampi mi complicano la vita nuovamente costringendomi a prendere altri 10 minuti di pausa nei pressi di una fontana. La salita del passo Rolle è tutta un brivido: se rallento si contraggono i polpacci, se accelero le cosce, se tiro un muscolo si blocca l'antagonista: dopo un'ora e mezza (un quarto d'ora oltre i miei tempi abituali) scollino ed inizio la discesa, dove ad ogni tornate, nel momento in cui smetto di pedalare, ancora crampi rendono tormentata anche questa fase di corsa.
Ultimo ostacolo di giornata il Croce d'Aune: come in un film mistico il cielo si vela, la temperatura scende finalmente sotto i 30 gradi e le gambe trovano nuove energie; la paura di bloccarmi nuovamente mi consiglia però di procedere con prudenza e nonostante ciò salgo con un buon tempo e senza fatiche particolari, anzi, con il senno di poi si poteva fare ancora meglio. In cima moglie, figlio ed un gruppo di amici mi acclamano come se avessi vinto una tappa al Giro, impossibile non fermarsi ber un brindisi con un buon bicchiere di vino rosso, quindi la discesa a Feltre dove, una volta tagliato il traguardo, mi scappa il "mai fatta tanta fatica in vita mia", augurio e speranza di non essere mai più costretto a pedalare per quattro ore con i crampi alle gambe.

giovedì 15 giugno 2006

Isola d'Elba

Già dalla spiaggia la vista verso il Monte Perone non poteva che attirarmi come una calamita, così dopo un paio di giorni di relax mi accingo a scalarne le pendici tenendo a memoria la sequenza delle località per evitare il rischio di perdermi. La prima parte della salita è molto dolce, e consente di ammirare da quote sempre più elevate il golfo di Marina di Campo e quello di Procchio, dalla parte opposta dell'isola. Dopo 4 chilometri la musica cambia decisamente: le pendenze diventano superiori al 10% e lo sforzo per portare verso la cima la mia storica Benotto decisamente impegnativo, visti i rapporti tutt'altro che agili di fine anni 70 (39x23). Il cuore in gola, le gambe che gridano vendetta, il manubrio che scricchiola paurosamente, pedalata dopo pedalata, metro dopo metro... quando il cambio si allenta e la catena comincia a scendere verso i rapporti più duri: indomito insisto ancora diverse centinaia di metri, ma ad un certo punto è proprio impossibile proseguire e sono costretto a ridiscendere, fermandomi da un benzinaio per serrare il dado che si era allentato.
L'indomani non posso che vendicare l'onta subita: parto meno spavaldo sapendo quel che mi aspetta ed all'inizio del tratto più duro trovo subito il ritmo giusto, sentendo la bici come un vecchio trattore diesel: lenta, pesante e ben piantata, ma che non perde un colpo ! Supero S.Pietro, quindi la torre panoramica e la vecchia chiesa del XII sec, particolari che mi erano sfuggiti il giorno prima, fino a raggiugere il punto in cui avevo mollato. 200 metri dopo passo una fontana e subito dopo la strada comincia a spianare; ancora un paio di km in falsopiano e raggiungo la vetta, maledicendomi per non avere insistito un poco nel tentativo precedente. La discesa me la godo particolarmente, ammirando il paesaggio e le splendide visuali di quest'isola verdeggiante, evitando ritmi elevati in quanto la bici mi da la sensazione di guidare un grosso camion a rimorchio, con le sue frenate lunghe e l'assoluta mancanza di agilità e di prontezza.

sabato 10 giugno 2006

Gara sociale

Il percorso prevede la risalita della Valsugana in gruppo compatto da Bassano a Cismon del Grappa, da qui inizia la competizione vera e propria con lo stappo di Incino (un paio di chilometri piuttosto ripidi), la breve discesa ad Arsiè, una decina di chilometri in falsopiano per raggiungere Primolano e da qui la salita finale verso Enego.
La prima oretta in gruppo è piacevole, si riscaldano le gambe chiaccherano allegramente, quindi sosta a riempire le borracce e a scaricare le vesciche ed improvvisamente diventano tutti seri e silenziosi. Qualche minuto in attesa di Severino in ritardo (che non arriverà) e poi si da il via alla competizione: si parte subito forte e dopo pochi minuti si scollina con il gruppo (22 in tutto) diviso in due tronconi e ci si lancia nella stretta e pericolosa discesa. Qui Flavio parte già in fuga con un compagno (stefano ?) e sfruttando la sua potenza sparisce presto dalla nostra visuale; vedendo che Nicola (il favorito) non lo insegue mi tranquillizzo restandomene il più possibile al coperto del gruppetto (saremo una decina in tutto), anche perchè il mio cardio segna già un numero esagerato di pulsazioni, ma poichè le gambe vanno bene preferisco semplicemente distogliere lo sguardo dal computerino.
A Fastro scatta anche Bruno e come successo in precedenza nessuno si prende la briga di inseguirlo, anche perchè la strada è in leggero vento contrario e sarebbe un piccolo suicidio tecnico; ormai siamo a Primolano e comincia la salita: 11 km intorno al 5%, una salita da Tour de France per intenderci, poco impegnativa all'apparenza ma sulla quale è molto più difficile pedalare al massimo delle proprie capacità.
Dopo un paio di chilometri Nicola accelera, proviamo a stargli dietro ma bastano poche decine di metri per capire che quel ritmo è troppo alto per tutti, e così all'inseguimento si mette Antonio e dietro di lui si forma un lungo trenino, infatti un leggero vento verso nord abbinato alle pendenze tutt'altro che proibitive rendono l'effetto scia tutt'altro che trascurabile. Si sale intorno ai 20 km/h, io sono costantemente 10 battiti oltre il mio limite teorico, mi piazzo sulla ruota di Antonio il quale poco dopo chiede un cambio, ma riesco solo ad affiancarlo per poi ritornare alla sua ruota. A metà salita raggiungiamo i fuggitivi, Nicola è un minuto avanti a noi, e Antonio prova ad accelerare: gli risponde Stefano, poi il sottoscritto e Franco. Qualcuno già ha perso le ruote, ma questa piccola accelerazione fa selezione in maniera considerevole; poco dopo un'altra accelerazione e restiamo in 3 ad inseguire Nicola, il cui vantaggio è sceso a 50 secondi quando ormai mancano solo 2 km. Ultimo tornante ed Antonio accelera ancora, riesco a stagli appresso ma non certo a superarlo, cosa che comunque non mi sarei permesso di fare anche se avessi avuto le forze per farlo, visto che era stato lui a tirare per tutta la salita. Invece a 50 metri dalla linea bianca mi passa Franco relegandomi alla classica medaglia di legno a 40 secondi dal vincitore. Ma la soddisfazione sarà enorme alla premiazione, quando riceverò inaspettatamente una targa come terzo di categoria, visto che Antonio classificatosi secondo appartiene alla schiera dei "vecchietti".
Alla fine 30 minuti e 31 secondi per una VAM di poco inferiore ai 1000, 182 battiti di media e 189 di massima, 86 pedalate al minuto, tanta fatica ma anche la gioia di aver corso per una volta con vero spirito agonistico contro atleti di pari livello.

domenica 26 marzo 2006

Senza traffico

Il cambio dell'ora mi costringe a partire ben prima dell'alba, quando l'asfalto è illuminato solo dai lampioni; è domenica mattina e le strade sono deserte e silenzione, complice anche il blocco del traffico previsto per oggi in tutta la provincia. Minuto dopo minuto i chilometri scorrono veloci e l'ambiente intorno a me resta surrele, a farmi compagnia qualche rara finestra illumita, dietro alla quale mi immagino qualche anziano mattiniero impegnato con la sua colazione, immerso tra gli odori di caffè, di marmellata e di fette biscottate. Le prime campane fanno scendere in strada qualche isolato gruppetto di persone che a piedi si recano verso il luogo di culto più vicino, e l'assenza di altri rumori rende le loro voci piene e gioiose. Il sole è già alto quando i paesi cominciano a popolarsi ma non va smarrirsi il senso di pacatezza e serenità, sembra che finalmente il mondo abbia deciso di frenare la sua folle corsa, fatta eccezione per il sottoscritto e qualche altro pedalatore che comincia a farsi vedere per strada. La temperatura è ancora lontana dall'essere gradevole, ma non fa più il freddo polare delle scorse settimane e gli odori cominciano ad essere distinti tra di loro: non più smog ed umidità a chiuderti gli alveoli polmonari ma aria tersa e frizzante, odore erba novella che cresce, dei campi la cui terra appena rivoltata fa sembrare tutto più nuovo, pronto ad una nuovo ciclo della natura.
In silenzio, con il solo frusciare della catena, trascorro una intera mattinata pedalando in una dimensione già provata solo all'Eroica e alla Parigi-Roubaix.

mercoledì 1 febbraio 2006

La salita più bella

La salita più dura ed emozionante, studiata nei dettagli per mesi. Libri, riviste, consigli di amici che ci sono già passati, tutto può andare bene per raccogliere quante più informazioni possibili. A volte il tempo di preparazione sembra talmente lungo da aspettare con ansia il momento di partire, altre vorresti ancora qualche settimana per rifletterci su, per concentrarti bene su cosa andrai ad affrontare.
Poi arriva il grande giorno, la vestizione lenta e rituale come un crociato medioevale nell'indossare la sua armatura, verifichi che tutto sia a posto anche se sai bene di aver preparato in maniera meticolosa fino al dettaglio più insignificante. Pronti via, si Parte ! Entri in un tunnel di emozioni in cui ogni gesto è vincolato da quello precedente, dove ogni azione viene naturale, la fatica e lo sforzo fisico aumentano proporzionalmente con il passare dei minuti, delle ore. E più il fisico si affatica, maggiore è lo strappo successivo, quasi ci sia una precisa volontà di spingersi oltre al proprio limite, di scoprire che non abbiamo soglie invalicabili, che la nostra mente può superare, e non di poco, i nostri limiti fisici. Poi vedi l'arrivo, senti di non avere più forze ma ormai ci sei, non puoi più mollare; un grido di rabbia e dolore a scaricare tutte le tensioni, quindi un pianto di gioia perchè ti rendi conto di aver fatto una cosa grande, unica nella sua ripetitività che dura da millenni.
Questa volta ho potuto solo partecipare da spettatore interessato, incoraggiando e sostenedo Carla con passione ed amore, ma senz'ombra di dubbio la gioia che mi è stata donata non è paragonabile con null'altro vissuto prima. Benvenuto al mondo, piccolo Diego