giovedì 10 agosto 2006

Bocca di forca 2006

Ogni volta che arrivo in cima mi ripeto che sarà l'ultima, ed invece continuo a ricaderci almeno un paio di volte l'anno. Oggi sono un poco preoccupato, ho fondo e resistenza, ma è da parecchio tempo che non mi confronto con pendenze impegnative, così parto con l'idea di forzare il meno possibile nella parte iniziale: ed infatti già dopo 200 mentri salgono contemporaneamente i battiti cardiaci ed i rapporti del cambio. Alla prima rampa impegnativa sento gracchiare sopra la mia testa, temo sia un avvoltoio in attesa di vedermi stramazzare al suolo, ma fortuna vuole si tratti solo di una cornacchia. Si torna su pendenze umane (12%) e procedo evitando lumache, foglie e brecciolino, cercando di trovare le zone di asfalto che offrono la migliore aderenza, essendo la strada parecchio umida e scivolosa.
Tornante a destra, cascina, ampia S e la pendenza di colpo raddoppia: la ruota posteriore comincia a scivolare, la schiena e le braccia tese al massimo, la bocca si apre in cerca della massima quantità di ossigeno ed ancora non basta, respirerei anche con le orecchie se ne fossi capace. Zig zag tra le vacche che pascolano (ma proprio qui, in questo tratto, oggi ??), la velocità al limite del ribaltamento (sotto i 5 km/h), ma ormai il peggio è passato, riesco a sedermi sulla sella e a riprendere con buon ritmo.
Supero una coppia di ciclisti, saluto, si accodano alla mia ruota. Piccola accelerazione ed il primo cede; comincia il tratto finale ed il più anziano non molla, così comincio a tagliare i tornanti prendendoli nella parte più ripida, lui non ci riesce e continua a fare il giro largo: ad ogni inversione di marcia guadagno metri, 5, 10, 15, non lo sento più, cerca di rifarsi sotto ma poi anche lui cede ed è costretto a fermarsi.
Ancora un chilometro sotto una pioggia finissima e anche questa volta la vetta è conquistata