domenica 29 agosto 2010

Bocca di Forca contro i tafani

Il picco di forma è passato da qualche settimana, ma la condizione è ancora discreta. Non ho in mente un giro preciso, ma quando sono in zona di Asolo, comincio a sentirne l'odore e mi lascio attrarre da Bocca di Forca (12 scalata assoluta in 8 anni). Le salite estreme come queste, per quanto le si conoscano quasi a memoria, non sono mai banali e presentano sempre nuove difficoltà.
Nella prima metà, fino al congiungimento con la strada Monfenera, ho ingaggiato una vera battaglia con i tafani: aggredivano in gruppo ed in parti diverse del corpo (gomito), e se in alcuni tratti era possibile scacciarli con le mani (collo) pedalando in fuorisella non c'era verso di opporre resistenza (gluteo). Per tre volte hanno vinto loro, lasciandomi evidenti rigonfiamenti e soprattutto un prurito fastidiosissimo; uscito dal bosco sono come scomparsi, forse per la temperatura ritornata estiva o per l'aumentare del vento, regalandomi una splendida sensazione di liberazione e rilassatezza. Fatto il conto delle energie rimaste (poche) ho aumentato il ritmo (60 rpm contro le 45 dei tratti più duri) spingendo forte fino alla vetta, dove come al solito arrivo stremato.
Splendida la discesa verso Fietta per Valle San Liberale, completamente riasfaltata si possono mollare le mani dai freni godendosi un divertente toboga

giovedì 26 agosto 2010

I monti della Slovenia

Partenza da Resiutta per risalire la val Resia vino al valico di Sella Canizza in compagnia di David: entrambi abbiamo consultato le altimetrie in maniera frettolosa, e forse affrontiamo la salita in maniera troppo disinvolta, ma una volta impostato il ritmo (medio alto) decidiamo di tenerlo aspettando una spianata o qualche tratto per rifiatare che in realtà non arriverà mai. Molto suggestiva una serie di tornanti nel bosco che ben rendono l’idea delle pendenze che si stanno superando. Terminata la discesa si entra in territorio Sloveno: la zona è molto suggestiva, in quanto, pur essendo a bassa quota (300 metri slm) sembra di stare 1000 metri più in alto. Abeti dappertutto, prati rasati, montagne rocciose, e paesi molto piccoli e curatissimi, distanti tra loro anche decine di km con assolutamente nulla tra uno e l’altro.
Da Bovec si risale la valle dell’Isonzo, non senza restare incantati dal colore e dalla limpidezza dell’acqua, fino ad arrivare Trenta, dove inizia la salita del passo Vrsic: lo scollinamento è a 1400 metri, ma sembra un nostro 2000 ! Rocce e tornanti, pendenze appena sotto al 10%, caldo e fatica che comincia a farsi sentire; molto suggestivi (e fastidiosi), i tornanti in porfido che ci portano a Kranjska Gora, e, viste le dimensioni, viene da chiedersi dove possano alloggiare gli atleti che partecipano alle gare di Slalom.
Una ventina di chilometri in territorio italiano per superare il passo Predil, nei quali mangio tutto quello che ho in tasca e cerco di recuperare energie, quindi si torna in Slovenia per il clou della giornata, il Mangart: salita impegnativa di 11 km, tra pareti rocciose, ponti di pietra, strapiombi e paesaggi lunari. Anche qui la vetta è poco oltre i 2000, ma sembra di essere sullo Stelvio o sul Gavia.
Sono in riserva di energie, e a fatica passo l’ultimo strappo di Sella Nevea, supero David che sta mangiando qualcosa e mi fermo 100 metri dopo a riempire le borracce in una fontana. Una mi cade sul fondo, la recupero e convinto di aver perso troppo tempo di non essere stato visto mi giro a sinistra e mi lancio in discesa a tutta per cercare di raggiungere il compagno di avventura, che in realtà era alla mia destra alla fontana: la fatica gioca brutti scherzi.
30 chilometri di discesa ci riportano all’auto, dopo 177 km e più di 4000 metri di dislivello.

giovedì 19 agosto 2010

Le rampe del Primiero

Partenza da Fiera di Primiero, ai piedi delle pale di San Martino, all’alba di una fresca giornati d’agosto.
Per cominciare a “scaldare il motore”, e soprattutto per digerire l’abbondante colazione, comincio la giornata risalendo la Val Noana fino al Rifugio Fonteghi (7km, pendenza media 6%, pendenza massima 1km al 15%). Due pareti rocciose verticali incorniciano la strada ed il torrente che le scorre accanto nella prima metà, poi una serie di ripidi tornanti per alzarsi di quota e la parte finale più facile ammirando il burrone con il lago a fondo valle ed il sole che comincia ad intravedersi dietro alle vette feltrine.
Discesa a Mezzano, attraverso il paese perpendicolarmente rispetto alla statale e comincio a risalire verso Camp (4,5 km al 14%, pendenza massima 100 metri al 18%). La strada sale in stretti tornanti alternati a lunghi rettilinei, restando sempre in costa, consentendo quindi splendide visuali sulla valle di Primiero. In vetta una serie di baite e prati ora luogo di villeggiatura, mentre probabilmente in passato servivano ad ospitare i mugnai con il loro bestiame durante la stagione estiva. Concentrazione massima anche per la discesa, decisamente impegnativa.
Risalgo la valle fino a Tonadico, pronto ad affrontare il clou della giornata: dal centro del paese seguo per via San Vittore e comincio l’arrampicata di una parete verticale. Non avevo mai superato pendenze del genere (3km al 16%, massima 100 metri al 23%, ma con 2 km consecutivi oltre al 20%), si pedala al limite dell’equilibrio, con il cuore che pulsa nelle orecchie ed i quadricipiti che bruciano di fatica. Non so dire si ci sia più bosco o più prati, o se ci sia qualche scorcio panoramico, perché tutte le energie sono votate alla sopravvivenza. Nei pressi dell’ agriturismo Tais la strada spiana, e si riescono ad ammirare i paesi sottostanti prima di rituffarsi in discesa verso la Val Canali.
Terminata la discesa nuovamente naso all’insù, destinazione Rifugio Caltena (5km al 12% con due tratti da 250 metri al 17% e 19%). La strada risale fino ai piedi del Sass Maor, quindi dopo una breve spianata ecco l’ ennesima picchiata fino a Mezzano. Risalita della valle fino a Siror per raggiungere Rifugio Petina (4 km al 12%, pendenza massimo 19% per 100 metri), sulla carta la più facile delle 5, ma le tossine accumulate cominciano a farsi sentire. Dal rifugio si raggiunge Tais per scendere ancora attraverso la Val Canali, ma questa volta con la gioia di essere riuscito a completare il percorso di 73km con quasi 3000 metri di dislivello alla media più bassa cui abbia mai pedalato (16 km/h).

martedì 17 agosto 2010

Tais da Tonadico - Piereni

Solitamente le salite tendono a sfiancarti, alternando tratti pedalabili a rampe impossibili, altre sono lunghe e ti consumano piano piano, e quando senti che stai per finire le forze ti presentano il conto con le pendeze più importanti. Raggiungere l'agriturismo Tais da Tonadico (Località Piereni, valle di Primiero) è diversa dalle altre, perchè solo a guardare come comincia ti scoraggia, ti fa venire voglia di non provarci nemmeno. Poche decine di metri su ciotolato al 20% che superi solo con la forza di volontà, poi arriva l'asfalto, ti siedi sulla sella e credi che il peggio sia passato, quindi di trovi ancora sopra al 20% e da qui non molla più per 3km. In piedi la ruota posteriore scivola, seduti quella anteriore impenna, non resta che appoggiare l'osso sacro sulla punta della sella, stingere i denti, cercare di non perdere l'equilibrio e sperare che finisca il più presto possibile. Il quarto chilometro è duro, ma umano, e dopo quello che hai superato ti sembra quasi di essere in discesa. La fatica dura poco meno di mezz'ora, e nonostante una forma (per me) strepitosa non ricordo di aver mai superato nulla di più ripido.