lunedì 31 dicembre 2001

Statistiche 2001

Il primo anno con la bicicletta da corsa, per scoprire me stesso, i miei limiti piuttosto che le mie capacità, con più di qualche azzardo. Ad esempio a metà agosto ritiro la mia prima bici da corsa il mercoledì e la domenica debutto nelle "Colline Romagnole" (160 km) e a settembre sono alla "5 terre", assolutamente senza preparazione ma con tanto entusiasmo.
Nel 2001 sono 30 uscite in bici per un totale di 1.746 km e 14.676 metri di dislivello.

sabato 15 settembre 2001

Rampilonga 2001

Euforico per le Granfondo affrontate con la bici da corsa decido di cimentarmi anche nella celebre Rampilonga, Granfondo di mountain bike a livello nazionale. Avendo preso all'ultimo questa decisione decido di non iscrivermi ufficialmente ma di infilarmi abusivamente in mezzo agli altri atleti; poiché la partenza avviene a scaglioni intervallati di qualche minuto lascio partire i migliori e mi accodo al secondo gruppo: ha così inizio la mia odissea. Certo siamo in montagna ed è fine settembre, ma la scorsa settimana in Liguria era piena estate, quindi non mi preoccupo certo per un paio di nuvole nerissime che non promettono nulla di buono. Dopo poche centinaia di il percorso devia dall’asfalto prendendo una forestale che si inerpica sempre più stretta e ripida verso la cima del monte Lusia. Forestale inizialmente in ghiaino che cambia in terra battuta nel momento preciso in cui comincia a piovere. Il terreno si fa subito fangoso e scivoloso, così diventa un'impresa procedere, anche perché i vari gruppi di ciclisti si sono compattati creando dei veri e propri ingorghi: è sufficiente che qualcuno scivoli o sia costretto a fermarsi un attimo che subito si creano pericolosi sbandamenti per i successivi duecento metri di strada. Inoltre salendo di quota la pioggia si trasforma in grandine, ed anche qui reputo la cosa poco interessanti, in quanto io indosso regolarmente il casco ! Verso la cima comincia a nevicare, la salita si fa sempre più ripida e si è costretti a fare molti tratti a piedi. Allo scollinamento ci sarebbe un bel ristoro con del the caldo ma essendo abusivo non ho il coraggio di farmi avanti, quindi inizio subito la discesa.
Gli occhiali sono appannati, i pattini in gomma dei freni si consumano rapidamente, l'abbigliamento estivo mi rende insensibili mani e braccia... insomma per farla breve, ad un certo punto decido di prendere la via più breve verso la macchina, abbandonando il percorso di gara. Scelta inevitabile, anche perché ormai sono ridotto a frenare con le suole delle scarpe. Arrivo così tremante come ua foglia all’automobile dove sono costretto a chiedere aiuto ad una signora perché le mani gelide non mi consentono di prendere le chiavi dell’auto dalla tasca posteriore ! Acceso il motore metto il riscaldamento al massimo e mi piazzo con le mani davanti ai bocchettoni: recuperatone l'uso mi accorgo di non essere in grado di togliermi le scarpe che sono completamente congelate. Solo con l'aiuto di un coltello elimino lacci e linguetta, butto le scarpe in un bidone e piazzo i piedi che ormai sono di colore blu davanti al riscaldamento. Solo nel viaggio di ritorno verso casa riuscirò a recuperare completamente il movimento delle dita inferiori.

sabato 1 settembre 2001

Gran Fondo Cinque Terre 2001

La mia prima vera Granfondo, considerando che alle "colline Romagnole" ero alla mia terza uscita assoluta con la bici da corsa ed ero ancora piuttosto impacciato.
Pedalare in mezzo alla gente è davvero tutto un altro mondo, devi stare attento alle manovre di chi ti sta vicino, e questo ti toglie un poco la possibilità di gustarti il paesaggio, di ammirare tutto ciò che ti sta intorno, ed è un peccato perchè la riviera ligure vista dall'alto lascia intravedere degli splendidi paesi, attraversando i quali ti accorgi di quanto poco siano cambiati negli ultimi 50 anni.
Tecnicamente il percorso non lo ho trovato durissimo se non per il San Giorgio, ma devo dire che ero ancora in fase di sperimentazione (di me stesso e delle Granfondo) percui non ho spinto al limite delle mie possibilità

martedì 1 maggio 2001

Il Giro sul Pordoi

Ancora non mi era capitata l’occasione di seguire dal vivo una tappa del giro d'Italia. Quale occasione migliore (siamo nel 2001) per recarsi in vetta al Pordoi, dove ancora non ero stato, e dove i professionisti sarebbero passati per ben due volte. Il primo passaggio della carovana rosa è previsto intorno alle 15, così parto la mattina presto in auto e verso le 11 sono a Moena; incuriosito dal gran numero di ciclisti che si dirigono verso le cime dolomitiche scarico la bicicletta, mi cambio e mi avvio tranquillamente verso Canazei. Passa solo qualche minuto che mi vedo superare da una quindicina di ciclisti e così mi aggrego al gruppo. Poco dopo mi accorgo che a guidare le fila è nientemeno che Francesco Moser, ed io con la mia pesante mountain bike vecchia di 10 anni, vestito con pantaloncini da calcio e scarpe da ginnastica, provo una immensa soddisfazione a fare parte di questo gruppo di attrezzatissimi ciclisti con le loro fiammanti biciclette da strada. Ai piedi della salita però mi accorgo che il ritmo della compagnia è sceso notevolmente e quindi li distanzio procedendo con il mio ritmo: la strada in se non è nulla di particolarmente difficile, le pendenze non sono per nulla insidiose e non si tratta nemmeno di un passo particolarmente lungo, ma la vista verso la valle sottostante ed i monumenti naturali che ci sovrastano mi fanno capire il perché questa salita sia stata così mitizzata. Infatti ai bordi della strada vi sono due ali di folla,che fin dai primi chilometri e fino alla vetta sventolano bandiere e striscioni inneggianti al campione preferito, regalano applausi ed incitamenti a tutti coloro stanno affrontando la salita in sella ad una bicicletta; le compagnie di amici che mangiano panini con la salsiccia bevendo litri di vino e fiumi di birra ti fa sentire davvero in un'altro mondo, ti fa percepire e capire fino in fondo perché il ciclismo sia così amato dalla gente semplice.
Arrivato in vetta mi concedo l'immancabile panino con salsiccia, lancio uno sguardo a fondo valle, dove già si vedono arrivare i primi atleti. Comincia a transitare la lunga carovana pubblicitaria e poco dopo le prime ammiraglie, infine i professionisti passando ad una tale velocità che riesco a distinguerne solo un paio. A questo punto preferisco tornarmene a casa subito senza aspettarli al secondo passaggio, coincidente con anche l'arrivo, sia per evitare il traffico e gli intasamenti di qualche ora dopo, che per la rigida temperatura (10 gradi) e un gelido vento cui ero impreparato che rischiano di trasformarmi in un ghiacciolo.

lunedì 1 gennaio 2001

Frasi celebri

Gli uomini mi hanno definito pazzo, ma non è ancora ben chiaro se la pazzia sia o non sia la più alta forma di intelligenza e se le manifestazioni più meravigliose e profonde dell'ingegno umano non nascano da una deformazione morbosa del pensiero, da aspetti mentali esaltati a spese dell'intelletto normale.
Edgar allan Poe