domenica 26 settembre 2010

Sterrato: Treviso Ostiglia

Bicicletta con ruote invernali su cui ho montato copertoni da 25 leggermente scolpiti, parto prima dell’alba sotto una finissima pioggerella copro i 10 km che mi separano dalla Treviso Ostiglia, una splendida pista ciclabile in ghiaino compattato che percorre la vecchia ferrovia militare che portava fino alle porte di Mantova. Da qui per 7 km pedalo nel fruscio delle foglie e del ghiaino schiacciato dalle ruote, circondato da alberi che cominciano a perdere l’intensità del loro verde, in un clima quasi surreale interrotto solo da qualche sparo di cacciatore ed abbaiare di cani in lontananza.
Arrivo fino ad una stazioncina dimessa in località Badoere (qui credo sia finito il budget della prima trance dei lavori), faccio dietro front e ritorno a Quinto di Treviso, dove quasi casualmente mi imbatto nella via dei Mulini, un sentierino di un paio di chilometri intorno a campi, alzaie, laghetti e cascine sul fiume Sile, che manda la mente alla semplicità di vita del secolo passato.
Ritornato in statale attraverso la zona industriale ed il nuovo centro commerciale in costruzione e ritorno subito alla realtà

Un nuovo amico

Mia cognata ha deciso di regalare ai bambini un simpatico animaletto, non so dire se in realtà volesse prendere in giro i miei (ex) addominali o le mie (reali) capacità ciclistiche. La cosa buffa è che, anche se a lui piace il numero 7 della spagna (Villa) ed il mio “amico ciclista”, ci ho messo un paio d’ore a convincere Diego che non potevamo chiamarla David ! Gli ho suggerito Graziano, ma alla fine ha scelto di battezzarlo tartarUGO Gufetto.

sabato 25 settembre 2010

Passo Manghen

Cielo limpido di un blu intenso, ma ovviamente la digitale è a casa ! Salita secca, obiettivo migliorare il personale del 2002 nonostante ci siana da smaltire ancora un paio di lividi su anca e ginocchio per il ribaltamento di 10 giorni fa.
La prima parte è la più pedalabile e procedo regolare ben consapevole della lunghezza della salita, riuscendo così a godermi lo spettacolo del torrente di Val Calamento (sempre stupendo, al punto che ho in mente di risalire la vallata su sterrato con bici da corsa e copertoni da 25, scendendo poi a Caoria per il passo 5 croci), quindi supero con qualche affanno le prime rampe impegnative fino a raggiungere il muro finale ai -6 dalla vetta.
Il rapporto è più duro del solito (39x28), la cadenza è buona (55) ed il cuore sotto soglia; i chilometri passano veloci in quello stato di grazia in cui si fatica senza però essere al limite, riuscendo anche a godere dei colori, dei profumi e del silenzio della montagna: lontani i ricordi di mal di gambe e respiro affannato. Alla fine 1.44.49, pari a 1002 di VAM, personale migliorato di 5 minuti e 11 secondi, un'enormità !

sabato 18 settembre 2010

Prada Alta (Punta Veleno) 2010

Le gambe sono ancora pesanti per le fatiche (non solo ciclistiche) dei giorni scorsi, ma ho voluto cimentarmi ugualmente con Prada Alta (conosciuta anche come Punta Veleno): ho vinto io, migliorandomi di 3 minuti (58.54 il tempo finale), ma ancora non riesco a capirla, questa salita.
Per la terza volta sono arrivato in cima, altre due avevo messo piede a terra: vista sulla carta non sembra impossibile, eppure per me è peggio dello Zoncolan, peggio del Mortirolo ed anche di Bocca di Forca. Salendo da Possagno ci sono 500 metri molto più duri, di recente ho superato 2km al 18% di media, qui le punte non sono mai eccessive, ma per 4 km si sta costantemente tra il 15 ed 18, senza alcuna possibilità di rifiatare. A metà di questo tratto c’è un rettilineo interminabile ed anche se il cuore è sempre in soglia (od oltre), le gambe affaticate anche se si riesce a tenere una buona cadenza (50 la media, 42 la minima), è la testa che comincia a chiedere di tornare indietro, di fermarsi a rifiatare che tanto non ti vede nessuno, e tenerla a bada è la cosa più dura.
Forse a metà bisognerebbe mangiare qualcosa, ammesso di riuscire a farlo su quelle pendenze, ma sinceramente non credo avrò voglia di tornare ancora a sfidare la mia Bestia Nera !

martedì 14 settembre 2010

Le rampe del Primiero / bis

Questa volta sono io il cicerone della coppia: gioco quasi in casa ed ho già provato il percorso, e David vuole approfittare del giro per mettere nel sacco un paio di salite estreme che ancora non risultano iscritte al suo palmares.
Sui Fonteghi si ride e si scherza fino alle buie gallerie, saliamo regolari nel tratto duro e rilassiamo le gambe nel finale; panino, discesa e … salta un raggio della posteriore di David ! Fortunatamente proprio al termine della discesa si trova l’unico negozio di biciclette della valle: riparazione veloce ma non tanto da non far saltare il nostro budget di tempo. Pazienza, rinunceremo alla quinta salita, la più facile.
Da Mezzano saliamo a Camp regolari e senza mai andare in affanno, siamo prudenti nella discesa al termine della quale rompo una tacchetta delle scarpe. Non è proprio giornata, ma decidiamo di proseguire ugualmente.
Siamo a Tonadico, inizia il muro di Tais: 10 metri, 20 metri, mi si sgancia il piede e frano a terra ! Si torna a Mezzano, cambio tacchetta degno dei box Ferrari, ma anche per la quarta salita il tempo non ci basta più.
Siamo a Tondico, inizia la salita e non mi entra il 28, probabilmente un regalo della caduta precedente. Fortunatamente basta una registrazione, giro la bici e torno all’inizio della salita.
Siamo a Tonadico (sembra una litania): nei 2 km (due chilometri !) centrali, al 18 e passa di media, mi risultano 174 battiti e 41 rpm di media, 17 minuti (sui 25 dell’intera salita) di pura follia, con le gambe che bruciano, il cure nelle orecchie e la testa che chiede pietà.
Se mi avessero detto che la avrei fatta 3 volte in un mese non ci avrei creduto !

sabato 4 settembre 2010

Sorgenti del Piave

Continua la voglia di scoprire posti nuovi, meglio ancora se farciti da pendenze importanti. Con David e Mirko si parte del Cadore e con grande pazienza copriamo i 40 km in leggera salita fino ad arrivare a Cima Sappada; preoccupati dalla lunga galleria (4km con pendenza sfavorevole) necessaria per raggiungere Santo Stefano, decidiamo di percorrere la vecchia statale di Cima Gogna, che nonostante 25 anni di abbandono, è ancora in discrete condizioni: basta solo stare attenti a qualche buca… che, viste le dimensioni, ti potrebbe far cadere nel lago.
Da Cima Sappada parte un sentiero asfaltato che alterna dolci rettilinei a piccole serie di stretti e ripidi tornanti, sempre risalendo un torrente che diventa gradatamente di dimensioni sempre più ridotte. Alcuni scorci sono incantevoli : un mulino tra i prati, ponticelli sul Piave, vette che sovrastano la strada...
Arrivati al rifugio è molto suggestivo pensare come uno tra i fiumi più grandi d’Italia nasca da una piccola fontana !
Per la discesa scegliamo la Carnia attraversando paesini mai sentiti prima: Forni Avoltri, Comeglians, per poi risalire attraverso Prato Carnico, Pesariis, etc. fino a superare in sequenza Forcella Lavardet, Casera Razzo e Sella Ciampigotto. La discesa verso il Cadore stimola l’appetito (ciclistico) e già si cominciano a studiare nuovi percorsi in zona !