Sono in montagna, è ferragosto ma fa freddo e piove come fosse autunno, non pedalo da diversi giorni, la bici da corsa è a casa ma ho a disposizione la mountain bike anche se non la tocco ormai da mesi; non ho abbigliamento adatto e sono molto titubante. Mi cambio diverse volte e alla fine mi decido: pantaloncini, maglietta estiva e via, vada come vada. La pioggia quasi mi aspettasse aumenta la sua intensità quasi obbligandomi ad infilarmi nel bosco (via Nova da Fiera di Primiero per i più esigenti), dove comincio a pedalare con rapportino agile per non far scivolare la ruota sui sassi bagnati e scivolosi. La grosse gocce che filtrano tra gli alberi quasi evaporano a contrasto con il vapore caldo che si solleva dalle mie braccia, vampate di fumo mi escono da bocca e narici, piccoli rivoli d’acqua scendono da sotto il casco appannandomi gli occhiali.
Il fondo è ben battuto e tiene bene, la pioggia scandisce il ritmo, spruzzi di fango mi ricoprono gambe e schiena, la bici sembra leggerissima tanto è l’entusiasmo; passo con attenzione un viscidissimo ponte in legno, e poco dopo guado quello che da rigagnolo è diventato un piccolo torrente bagnandomi completamente le scarpe.
Ormai la salita è finita, mi giro e ritorno velocemente al punto di partenza: emozioni bellissime, da ripetere… subito ! Ennesimo cambio di direzione e mi concedo immediatamente il bis.
Il fondo è ben battuto e tiene bene, la pioggia scandisce il ritmo, spruzzi di fango mi ricoprono gambe e schiena, la bici sembra leggerissima tanto è l’entusiasmo; passo con attenzione un viscidissimo ponte in legno, e poco dopo guado quello che da rigagnolo è diventato un piccolo torrente bagnandomi completamente le scarpe.
Ormai la salita è finita, mi giro e ritorno velocemente al punto di partenza: emozioni bellissime, da ripetere… subito ! Ennesimo cambio di direzione e mi concedo immediatamente il bis.