
La catena sferraglia (non si può dire "acciaiaglia") sui pignoni più grandi, la bicicletta trema nell'asfalto ruvido e rovinato, interrompendo i rumori del bosco: uccelli che cantano, fruscio di foglie e rami che si spezzano. Salgo velocemente quasi senza far fatica, mentre la pioggia aumenta di intensità rendendo la strada scivolosa; qualche segnale che i miei occhi fingono di non vedere e la mia mente di interpretare, un altro paio di chilometri, quindi un tornate a sinistra e la ruota affonda in 5 cm di poltiglia nevosa. I sali minerali più che dissetarmi mi congelano lo stomaco, mentre in questo momento sogno del vin brulè con polenta e formaggio alla piastra !
Inizia la discesa da affrontare con estrema prudenza, le mani insensibili trattengono a fatica le fredde leve dei freni, la ruota posteriore solleva spruzzi che si conficcano nelle gambe come aghi, gelidi spifferi si infilano nel collo mentre le tabelle stradali indicanti il chilometraggio oggi sembrano non passare mai. Il freddo si sopporta meglio terminata la discesa, riprendo a pedalare con vigore e velocemente ritorno alla macchina; ed ovviamente mentre mi cambio le nuvole si diradano ed un timido sole comincia a strizzarmi l'occhiolino