La gente dorme ancora, il cielo addombrato è nella classica situazione di incertezza, da un momento all'altro potrebbe scatenarsi un temporale come aprirsi ad un caldo sole primaverile, la voglia di pedalare è tanta e così salto in sella e mi avvio speranzoso accompagnato da una finissima pioggia. La pianura finisce e mi addentro tra le verdi colline ricoperte di vitigni, tra cascine in pietra e cani che abbaiano al mio passaggio, ricordandomi paesaggi ed ambientazioni tipicamente irlandesi. Lo sforzo aumenta e mi scaldo velocemente, tolgo la mantellina e subito l'aria fredda si fa sentire sul mio corpo come un tuffo nell'acqua gelida di un laghetto di montagna; poi la deviazione a destra per la salita vera (Madean), con la statale che si allontana velocemente sotto di me.
La catena sferraglia (non si può dire "acciaiaglia") sui pignoni più grandi, la bicicletta trema nell'asfalto ruvido e rovinato, interrompendo i rumori del bosco: uccelli che cantano, fruscio di foglie e rami che si spezzano. Salgo velocemente quasi senza far fatica, mentre la pioggia aumenta di intensità rendendo la strada scivolosa; qualche segnale che i miei occhi fingono di non vedere e la mia mente di interpretare, un altro paio di chilometri, quindi un tornate a sinistra e la ruota affonda in 5 cm di poltiglia nevosa. I sali minerali più che dissetarmi mi congelano lo stomaco, mentre in questo momento sogno del vin brulè con polenta e formaggio alla piastra !
Inizia la discesa da affrontare con estrema prudenza, le mani insensibili trattengono a fatica le fredde leve dei freni, la ruota posteriore solleva spruzzi che si conficcano nelle gambe come aghi, gelidi spifferi si infilano nel collo mentre le tabelle stradali indicanti il chilometraggio oggi sembrano non passare mai. Il freddo si sopporta meglio terminata la discesa, riprendo a pedalare con vigore e velocemente ritorno alla macchina; ed ovviamente mentre mi cambio le nuvole si diradano ed un timido sole comincia a strizzarmi l'occhiolino
La catena sferraglia (non si può dire "acciaiaglia") sui pignoni più grandi, la bicicletta trema nell'asfalto ruvido e rovinato, interrompendo i rumori del bosco: uccelli che cantano, fruscio di foglie e rami che si spezzano. Salgo velocemente quasi senza far fatica, mentre la pioggia aumenta di intensità rendendo la strada scivolosa; qualche segnale che i miei occhi fingono di non vedere e la mia mente di interpretare, un altro paio di chilometri, quindi un tornate a sinistra e la ruota affonda in 5 cm di poltiglia nevosa. I sali minerali più che dissetarmi mi congelano lo stomaco, mentre in questo momento sogno del vin brulè con polenta e formaggio alla piastra !
Inizia la discesa da affrontare con estrema prudenza, le mani insensibili trattengono a fatica le fredde leve dei freni, la ruota posteriore solleva spruzzi che si conficcano nelle gambe come aghi, gelidi spifferi si infilano nel collo mentre le tabelle stradali indicanti il chilometraggio oggi sembrano non passare mai. Il freddo si sopporta meglio terminata la discesa, riprendo a pedalare con vigore e velocemente ritorno alla macchina; ed ovviamente mentre mi cambio le nuvole si diradano ed un timido sole comincia a strizzarmi l'occhiolino