Eccomi ad affrontare un'altra salita "monstre" che ancora manca al mio palmares: Prada Alta da Castello di Brenzone, sulla sponda orientale del lago di Garda. Avendone già esplorato i primi chilometri un paio di mesi fa parto subito cercando di mantenere la velocità il più bassa possibile, al limite del ribaltamento, cercando di sprecare il minimo delle energie; bastano però poche centinaia di metri e già il cardiofrequenzimetro comincia a segnare valori oltre il limite, anche se fiato e gambe ancora reggono bene.
Ogni tanto tra la fitta vegetazione si intravede il lago di garda, sempre più basso e distante dalla strada che intanto continua ad inerpicarsi senza pietà, con tremendi rettilinei in cui il tornante successivo sembra sempre lontanissimo. Ad ogni tornante si hanno 5 secondi in cui respirare e far riposare braccia e schiena, ma sono veramente troppo pochi ! A metà salita inizia la guerra tra le gambe che vogliono interrompere questo supplizio e la testa che non vule saperne di mollare; quindi un tornante a destra lancia la sfida al tratto più duro, un lungo rettilineo sotto i cavi dell'alta tensione che friggono nell'aria. Un crampo sulla coscia, un attimo di appannamento e finisco sul bordo strada, la ruota scivola sul brecciolino e sono costretto a fermarmi. Ormai il piede è a terra, la sfida persa, quindi riprendo fiato e provo a ripartire: solo al terzo tentativo ci riesco, in quanto le elevate pendenze non consentono di prendere sufficiente velocità per agganciare entrambi i piedi ai pedali. Riparto con energia e dopo 30 secondi suona il telefono; altra breve e sosta e via con rinnovato vigore, e anche se le pendenze sono sempre elevate in qualche tratto la strada spiana consentendo di recuperare quanto basta. Ormai sono in cima, un lungo tratto pianeggiante sul costone della montagna rilassa le gambe e la mente che spazia sul lago e sul burrone sottostanti.
Ogni tanto tra la fitta vegetazione si intravede il lago di garda, sempre più basso e distante dalla strada che intanto continua ad inerpicarsi senza pietà, con tremendi rettilinei in cui il tornante successivo sembra sempre lontanissimo. Ad ogni tornante si hanno 5 secondi in cui respirare e far riposare braccia e schiena, ma sono veramente troppo pochi ! A metà salita inizia la guerra tra le gambe che vogliono interrompere questo supplizio e la testa che non vule saperne di mollare; quindi un tornante a destra lancia la sfida al tratto più duro, un lungo rettilineo sotto i cavi dell'alta tensione che friggono nell'aria. Un crampo sulla coscia, un attimo di appannamento e finisco sul bordo strada, la ruota scivola sul brecciolino e sono costretto a fermarmi. Ormai il piede è a terra, la sfida persa, quindi riprendo fiato e provo a ripartire: solo al terzo tentativo ci riesco, in quanto le elevate pendenze non consentono di prendere sufficiente velocità per agganciare entrambi i piedi ai pedali. Riparto con energia e dopo 30 secondi suona il telefono; altra breve e sosta e via con rinnovato vigore, e anche se le pendenze sono sempre elevate in qualche tratto la strada spiana consentendo di recuperare quanto basta. Ormai sono in cima, un lungo tratto pianeggiante sul costone della montagna rilassa le gambe e la mente che spazia sul lago e sul burrone sottostanti.