Monte Tomba, versante da Pederobba, quasi 8 km di salita piuttosto dura, con un paio di rampe davvero impegnative, ed uno stato di forma già discreto. La salita procede regolare, con rapporti agili e buon ritmo di pedalata; 300 metri al 16%, mi alzo sui pedali e lancio lo sprint, sono quasi in cima, piccolo falsopiano poi la strada si impenna per gli ultimi 100 metri, mi alzo nuovamente in piedi e... la ruota posteriore scivola, si affloscia velocemente e mi trovo sul cerchione.
Ormai sono in cima, ma i minuti sono contati, devo fare in fretta perchè siamo già all'imbrunire. Smonto velocemente la ruota forata, apro la sacca degli attrezzi sotto la sella e mi viene in mente che la camera d'aria di scorta è rimasta in auto: recupero allora toppe e mastice e mi preparo a perdere qualche minuto in più del previsto, ma mentre svito il mastice mi rendo conto che ormai è completamente secco e quindi inutilizzabile.
La situazione è questa: si sta facendo buio, sono in cima ad un monte sperduto con la ruota posteriore forata e senza possibilità di essere riparata, per giunta ad 8 km dalla civiltà con una discesa decisamente impegnativa anche con la bicicletta in perfetto ordine. Che il monte Tomba mi debba accogliere per sempre tra le sue pendici ?
Non ho alternative, mi siedo sul tubo orizzontale cercando di tenere il peso sulla ruota davanti, e frenando solo con l'anteriore comincio a scendere con molta prudenza. Dopo un chilometro una baita con un'auto mi accende una speranza, subito sedata da un paio di cani che cominciano a correre lungo il viale d'accesso venendo verso di me. La fuga è scontata e riprendo così la mia agonia.
A metà percorso altra illuminazione quando vedo un bel furgone nei pressi di un agriturismo; entro e fortunatamente trovo un muratore che sta per tornare a casa e che gentilmente mi carica a bordo e mi riporta all'auto tutto infreddolito.
E curiosamente, tornato a casa, mi rendo conto che la ruota, nonostante il massacro subito, non ha nemmeno perso la centratura
Ormai sono in cima, ma i minuti sono contati, devo fare in fretta perchè siamo già all'imbrunire. Smonto velocemente la ruota forata, apro la sacca degli attrezzi sotto la sella e mi viene in mente che la camera d'aria di scorta è rimasta in auto: recupero allora toppe e mastice e mi preparo a perdere qualche minuto in più del previsto, ma mentre svito il mastice mi rendo conto che ormai è completamente secco e quindi inutilizzabile.
La situazione è questa: si sta facendo buio, sono in cima ad un monte sperduto con la ruota posteriore forata e senza possibilità di essere riparata, per giunta ad 8 km dalla civiltà con una discesa decisamente impegnativa anche con la bicicletta in perfetto ordine. Che il monte Tomba mi debba accogliere per sempre tra le sue pendici ?
Non ho alternative, mi siedo sul tubo orizzontale cercando di tenere il peso sulla ruota davanti, e frenando solo con l'anteriore comincio a scendere con molta prudenza. Dopo un chilometro una baita con un'auto mi accende una speranza, subito sedata da un paio di cani che cominciano a correre lungo il viale d'accesso venendo verso di me. La fuga è scontata e riprendo così la mia agonia.
A metà percorso altra illuminazione quando vedo un bel furgone nei pressi di un agriturismo; entro e fortunatamente trovo un muratore che sta per tornare a casa e che gentilmente mi carica a bordo e mi riporta all'auto tutto infreddolito.
E curiosamente, tornato a casa, mi rendo conto che la ruota, nonostante il massacro subito, non ha nemmeno perso la centratura