sabato 24 settembre 2005

Ubriaco... di Grappa

Grappa da Semonzo : comincio a salire sulla costa della montagna quando il cielo è ancora buio, sotto di me le mille luci dei comuni vanno a formare una cartina geografica in dimensioni reali. In lontananza qualche rintocco di campana, per il resto è silenzio assoluto: nessuna auto, nessun animale, solo il frusciare della catena su corone e pignoni. Poi piano piano le luci si spengono e verso est si allarga sempre più una lunga striscia arancione, sotto la quale un bel sole dello stesso colore comincia a riscaldare l'aria. Ormai sono già alle malghe, e mentre i galli annunciano il risveglio i primi pascoli cominciano a popolarsi. Giunto in cima mangio un panino ammirando i monti intorno a me, dal Pasubio all'altopiano di Asiago, dalle vette Feltrine alle Dolomiti, quindi in discesa dentro le fitte nuvole verso Seren del Grappa. Giunto a valle un'anziana signora che sta stendendo il bucato si stupisce nel vedermi scendere dalla montagna così di buon'ora, e nel vedermi girare e ripartire in salita si lascia scappare un "dovrai farti un bel pezzo a piedi".
Grappa da Seren : sono ancora sorprendentemente fresco e riparto di buona lena fino al momento chiave di questo versante: il muro del capitello, 3 km con punte fino al 23%. Ai limiti dell'equilibrio per la mia ridotta velocità mi faccio forza ripetendomi "barcollo ma non mollo"; raggiunto il fatidico capitello riprendo il lume della ragione precedentemente smarrito e continuo senza problemi particolari, superando agevolmente anche gli strappi successivi, decisamente più corti anche se altrettanto impegnativi. In cima al Monte Grappa fa decisamente freddo e mi fermo un paio di minuti premiandomi con un buon the caldo. Classico giornale sotto la maglia e di nuovo in picchiata, questa volta verso Caupo, quasi annoiandomi per la lunghezza della discesa.
Grappa da Caupo : riempite le borracce alla fontana riparto per questo ennesimo versante, avendo sempre sott'occhio il panorama sull'altopiano di Lamon e sul lago di Arsiè che risplendono sotto un cielo limpidissimo. La fatica comincia a farsi sentire, anche se sto decisamente meglio di quanto mi sarei potuto aspettare. Procedo regolare, mangiando nei numerosi falsopiani e superando di slancio i brevi tratti più arcigni. Guadagnando quota il sole sparisce e si torna a patire il freddo, anche se questa volta al rifugio Bassano preferisco concedermi una graditissima birra gelata ! Rapida discesa verso Semonzo dove recupero una borraccia ed un panino che avevo nascosto prima di partire, quindi un paio di chilometri in pianura per raggiungere Romano.
Grappa da Romano : la prima metà della salita è discretamente impegnativa, ma con lo stomaco pieno anche le gambe hanno ritrovato energia, e non patisco particolarmente a raggiungere Camposolagna. Breve contropendenza e si ricomincia a salire dolcemente consentendo ai muscoli di rifiatare. Ormai ci siamo, comincio a sentire il traguardo sempre più vicino, e l'adrenalina abbinata al ritorno di rigide temperature mi aiuta a tenere distante la fatica. Negli ultimi chilometri si torna a fare sul serio, le gambe e la schiena cominciano a soffrire ma la voglia di arrivare in cima è troppa, e così metro dopo metro, una pedalata dietro l'altra raggiungo per la quarta volta il rifugio Bassano tra lo stupore e l'incredulità del gestore, che minaccia anche di chiamare l'elicottero ritenendomi insano di mente ! L'ultima discesa è un'occasione per ripercorrere mentalmente la giornata, con 10 ore e mezza passate a pedalare, quasi 200 km di cui la metà trascorsi in salita per un totale di 6350 metri di dislivello.
La soddisfazione di un'impresa tanto ardua mi porta a riflettere che probabilmente non mi riuscirà di migliorare questa prestazione da salitomane, motivo in più per custodirla in posto speciale tra le mie memorie ciclistiche