Due settimane di ferie, ed ovviamente mi risulta impossibile resistere così a lungo senza pedalare. Decido quindi di noleggiare una bicicletta per dare sfogo ai miei istinti; il meglio che riesco a rimediare è una mountain bike che potrebbe farmi da triciclo, con annesso un caschetto da minatore che mi dondolerà a destra e sinistra per tutta la giornata. Partenza dall'albergo nei pressi di Chania, destinazione verso la cima delle gole di Samaria, poste indicativamente a mille metri di altitudine, ma di cui ignoro la lunghezza e la tipologia del percorso. I primi chilometri seguono il lungomare (oggi insolitamente non ventoso) fino ai pressi della città di Chania, quindi svolta a destra ed altra mezz'oretta di dolci saliscendi tra sterimati uliveti fino a raggiungere l'attacco vero e proprio della salita. La strada è scavata nel terreno roccioso e sale dolce con ampi tornanti, mentre il costone della montagna ha pendenza molto ripide: mi viene da pensare che raccoglieranno le olive molto velocemente !
L'asfalto è perfetto, la strada ampia, pedalabile e sempre immersa nel verde, verrebbe voglia di accelerare il ritmo, ma basta dare un'occhiata al mezzo su cui sto pedalando per desistere immediatamente. Girando intorno ad un costone di pietra si apre alla vista l'abitato di Lakki che, arrocato su una collina, sembra messo li apposta per appagare i sensi; da qui in poi il paesaggio cambia decisamente: spariscono gli alberi e il terreno circostante si fa più brullo ed incolto, ricordando vagamente i nostri paesaggi alpini, se non fosse che siamo a quote molto basse e che adesso si vedono i colli sottostanti che disordianatamente accompagnano la strada fino al mare.
La calura comincia a farsi sentire e decido di ricorrere alla borraccia che ho portato con me: non avendo trovato sistemazione migliore che legarla al portapacchi e non riuscendo a scioglierene il nodo, impenno la ruota anteriore su un sasso e mi distendo sull'asfalto per berne alcuni sorsi meritatissimi. Ancora qualche chilometro in cui memorizzo il paesaggio per le foto che farò durante la discesa e finalmente raggiungo il valico, soddisfatto e gioioso per questa pedalata nel buio.
L'asfalto è perfetto, la strada ampia, pedalabile e sempre immersa nel verde, verrebbe voglia di accelerare il ritmo, ma basta dare un'occhiata al mezzo su cui sto pedalando per desistere immediatamente. Girando intorno ad un costone di pietra si apre alla vista l'abitato di Lakki che, arrocato su una collina, sembra messo li apposta per appagare i sensi; da qui in poi il paesaggio cambia decisamente: spariscono gli alberi e il terreno circostante si fa più brullo ed incolto, ricordando vagamente i nostri paesaggi alpini, se non fosse che siamo a quote molto basse e che adesso si vedono i colli sottostanti che disordianatamente accompagnano la strada fino al mare.
La calura comincia a farsi sentire e decido di ricorrere alla borraccia che ho portato con me: non avendo trovato sistemazione migliore che legarla al portapacchi e non riuscendo a scioglierene il nodo, impenno la ruota anteriore su un sasso e mi distendo sull'asfalto per berne alcuni sorsi meritatissimi. Ancora qualche chilometro in cui memorizzo il paesaggio per le foto che farò durante la discesa e finalmente raggiungo il valico, soddisfatto e gioioso per questa pedalata nel buio.