...proseguo addentrandomi nella valle del Vanoi, con i fianchi delle montagne che si fanno sempre più vicini tra loro, e sullo sfondo a chiudere la strada una vera muraglia: la catena del Lagorai. Superato l'abitato di Caoria la strada comincia a salire, anche se solo dopo il rifugio Refavaie inizia una forestale di terriccio e sassolini così ben battuti che la differenza con l'asfalto sta solo nel colore. Alti abeti emanano un forte odore che apre i polmoni, e, forse conseguenza della pioggia del giorno prima, enormi funghi (non chiedetemi la specie) vigilano a bordo strada come piccoli gnomi.
Nella parte centrale le pendenze aumentano e la strada si fa più sconnessa, ma i rapportini della Mountain Bike consentono di superare agevolmente anche i tratti più ripidi. Dopo una decina di chilometri cominciano ad aprirsi splendidi panorami sulla vallata sottostante, mentre alzando lo sguardo si vede svettare il Cima d'Asta illuminato dal sole che comincia ad alzarsi (sono le 8.30 del mattino) filtrando tra le scure nubi. Nella parte finale si pedala tra prati, pascoli e malghe, con la strada che nel frattempo è tornata in perfette condizioni e con pendenze più dolci.
Giunto al passo il panorama toglie il fiato: comunque ci si giri ci sono da ammirare montagne e vallate, e solo il vento gelido ed il cielo coperto mi allontanano con un pizzico di malinconia dal piccolo monumento in ferro battuto. La discesa è mozzafiato, in quando il fondo stradale ed i pochissimi tornanti consentono lunghi tratti sopra ai 50 km/h anche a chi come me non è per nulla specialista delle ruote grasse.
Nella parte centrale le pendenze aumentano e la strada si fa più sconnessa, ma i rapportini della Mountain Bike consentono di superare agevolmente anche i tratti più ripidi. Dopo una decina di chilometri cominciano ad aprirsi splendidi panorami sulla vallata sottostante, mentre alzando lo sguardo si vede svettare il Cima d'Asta illuminato dal sole che comincia ad alzarsi (sono le 8.30 del mattino) filtrando tra le scure nubi. Nella parte finale si pedala tra prati, pascoli e malghe, con la strada che nel frattempo è tornata in perfette condizioni e con pendenze più dolci.
Giunto al passo il panorama toglie il fiato: comunque ci si giri ci sono da ammirare montagne e vallate, e solo il vento gelido ed il cielo coperto mi allontanano con un pizzico di malinconia dal piccolo monumento in ferro battuto. La discesa è mozzafiato, in quando il fondo stradale ed i pochissimi tornanti consentono lunghi tratti sopra ai 50 km/h anche a chi come me non è per nulla specialista delle ruote grasse.