4220 secondi di fatica, fatica vera, quella che ti fa stare con la schiena rigida e con le braccia che tirano sul manubrio. Questa volta sono salito di testa, con la prima parte molto cauta, cercando di risparmiare quante più energie possibile, in maniera da non soffrire negli ultimi chilometri, duri ma già più umani., appoggiato con il coccige sulla punta della sella, sempre in precario equilibrio tra lo slittamento del posteriore e la ruota davanti che tende ad alzarsi. Anche se sto cominciando ad impararla a memoria, avendo così la possibilità di gestirmi al meglio metro dopo metro, resta sempre dura, molto dura, ma la soddisfazione che si prova in vetta è decisamente di prima categoria.