sabato 31 dicembre 2005
sabato 24 settembre 2005
Ubriaco... di Grappa

Grappa da Seren : sono ancora sorprendentemente fresco e riparto di buona lena fino al momento chiave di questo versante: il muro del capitello, 3 km con punte fino al 23%. Ai limiti dell'equilibrio per la mia ridotta velocità mi faccio forza ripetendomi "barcollo ma non mollo"; raggiunto il fatidico capitello riprendo il lume della ragione precedentemente smarrito e continuo senza problemi particolari, superando agevolmente anche gli strappi successivi, decisamente più corti anche se altrettanto impegnativi. In cima al Monte Grappa fa decisamente freddo e mi fermo un paio di minuti premiandomi con un buon the caldo. Classico giornale sotto la maglia e di nuovo in picchiata, questa volta verso Caupo, quasi annoiandomi per la lunghezza della discesa.
Grappa da Caupo : riempite le borracce alla fontana riparto per questo ennesimo versante, avendo sempre sott'occhio il panorama sull'altopiano di Lamon e sul lago di Arsiè che risplendono sotto un cielo limpidissimo. La fatica comincia a farsi sentire, anche se sto decisamente meglio di quanto mi sarei potuto aspettare. Procedo regolare, mangiando nei numerosi falsopiani e superando di slancio i brevi tratti più arcigni. Guadagnando quota il sole sparisce e si torna a patire il freddo, anche se questa volta al rifugio Bassano preferisco concedermi una graditissima birra gelata ! Rapida discesa verso Semonzo dove recupero una borraccia ed un panino che avevo nascosto prima di partire, quindi un paio di chilometri in pianura per raggiungere Romano.
Grappa da Romano : la prima metà della salita è discretamente impegnativa, ma con lo stomaco pieno anche le gambe hanno ritrovato energia, e non patisco particolarmente a raggiungere Camposolagna. Breve contropendenza e si ricomincia a salire dolcemente consentendo ai muscoli di rifiatare. Ormai ci siamo, comincio a sentire il traguardo sempre più vicino, e l'adrenalina abbinata al ritorno di rigide temperature mi aiuta a tenere distante la fatica. Negli ultimi chilometri si torna a fare sul serio, le gambe e la schiena cominciano a soffrire ma la voglia di arrivare in cima è troppa, e così metro dopo metro, una pedalata dietro l'altra raggiungo per la quarta volta il rifugio Bassano tra lo stupore e l'incredulità del gestore, che minaccia anche di chiamare l'elicottero ritenendomi insano di mente ! L'ultima discesa è un'occasione per ripercorrere mentalmente la giornata, con 10 ore e mezza passate a pedalare, quasi 200 km di cui la metà trascorsi in salita per un totale di 6350 metri di dislivello.
La soddisfazione di un'impresa tanto ardua mi porta a riflettere che probabilmente non mi riuscirà di migliorare questa prestazione da salitomane, motivo in più per custodirla in posto speciale tra le mie memorie ciclistiche
domenica 18 settembre 2005
Gran Fondo Avesani 2005

Alla partenza siamo in quattro gatti sotto una discreta pioggia; mezz'oretta di pianura e si comincia a scalare il lunghissimo monte Baldo di cui la prima metà è piuttosto agevole, la seconda decisamente più ripida: come se non bastasse la pioggia diventa torrenziale ed accompagnata da raffiche di vento gelido che più di una volta mi fanno sbandare paurosamente, la strada si riempie di foglie e rami spezzati. Giunto in cima bevo un meritato the caldo, mi tolgo i guanti, li strizzo e li indosso nuovamente coprendoli poi con quelli di plastica che si usano al supermercato nel reparto frutta e verdura. I primi km di discesa sono terribili: i freni non funzionano, i denti sembrano una mitragliatrice, tremo come una foglia faticando a tenere dritto il manubrio. Fortunatamente poco dopo smette di piovere e la temperatura sale da 5 a 15 gradi, la strada spiana in vista della successiva salita. E' momento ideale per mangiare e fare stretching alla schiena ed alle braccia, e riacquisto così la piena funzionalità del corpo !
La seconda parte del percorso è altrettanto lunga e perfino più nervosa, con continui cambi di pendenza, ed oltretutto sono rimasto solo, ma non sono per nulla preoccupato visto che le gambe girano che è una meraviglia; al termine della salita raggiungo una decina di persone con cui percorro gli ultimi 60km, quasi tutti in discesa. Ritornati a Verona si sale alle Torricelle (ricordate i mondiali dello scorso anno ?): neanche fossimo davvero ai mondiali cominciano gli scatti in salita e decido di stare al gioco, scollinando per primo con un solo inseguitore ravvicinato.
La breve discesa ed il percorso cittadino sui sanpietrini, l'arrivo davanti all'Arena e la seguente doccia bollente sono un vero toccasana, per il fisico e per la mente !
classifica: 97° assoluto (8 ore e 19, 185 km, 3770 metri di dislivello totale).
mercoledì 31 agosto 2005
Creta, Altopiano Lassithi

Ovviamente anche questa volta la bici noleggiata è assai piccola, forse più di quella della scorsa settimana, ma non posso certo farne una colpa ai poveri cretesi; i turisti mi guardano con gli occhi spalancati mentre camminano verso la spiaggia e non capisco se ad incuriosirli sono le mie dimensioni o quelle della bici, ma di sicuro l'accoppiata è accativante e per questo cerco di non perdere lo spirito goliardico della gita, anche se il mio aspetto è decisamente più serio dell’altra pedalata in quanto non ho il fastidio del casco ciondolante e la mountain bike possiede un normalissimo portaborraccia.
Supero con qualche affanno un paio di dure rampe per poi imbattermi in un pascolo di capre che hanno scavalcato il loro recinto e belano in mezzo alla strada non riuscendo a ritornare nelle zone a loro riservate. I poveri animali sono più spaventati di me e fortunatamente i loro "ricordini" sono talmente piccoli da non costituire alcun problema per le abbondanti ruote della mountain bike. A metà salita una leggera spianata consente di tirare il fiato e di prendere le distanze da un paio di ciclisti che tentavano di raggiungermi, quindi si riprende a salire attraversando un paesello composto da 6 case, due ristoranti e un negozio di ceramica. Una anziana signora seduta sulla soglia di casa risponde divertita al mio "calimera" (buongiorno) e poco dopo un'auto si esalta nel vedermi pedalare gridando e suonando il clacson con entusiasmo, segno che probabilmente la strada non è molto frequentata dai ciclisti, visto che anche la coppia che mi inseguiva si è concessa una sosta al bar. Prima della cima devo subire anche gli sfottò di un’autista che mi invita più volta a salire nel cassone del suo autocarro, ma ormai si intravede il valico con i suo antichi mulini in pietra, schierati come guardiani tra il terreno brullo e spoglio
venerdì 26 agosto 2005
Creta, Valico per Omalos

L'asfalto è perfetto, la strada ampia, pedalabile e sempre immersa nel verde, verrebbe voglia di accelerare il ritmo, ma basta dare un'occhiata al mezzo su cui sto pedalando per desistere immediatamente. Girando intorno ad un costone di pietra si apre alla vista l'abitato di Lakki che, arrocato su una collina, sembra messo li apposta per appagare i sensi; da qui in poi il paesaggio cambia decisamente: spariscono gli alberi e il terreno circostante si fa più brullo ed incolto, ricordando vagamente i nostri paesaggi alpini, se non fosse che siamo a quote molto basse e che adesso si vedono i colli sottostanti che disordianatamente accompagnano la strada fino al mare.
La calura comincia a farsi sentire e decido di ricorrere alla borraccia che ho portato con me: non avendo trovato sistemazione migliore che legarla al portapacchi e non riuscendo a scioglierene il nodo, impenno la ruota anteriore su un sasso e mi distendo sull'asfalto per berne alcuni sorsi meritatissimi. Ancora qualche chilometro in cui memorizzo il paesaggio per le foto che farò durante la discesa e finalmente raggiungo il valico, soddisfatto e gioioso per questa pedalata nel buio.
giovedì 28 luglio 2005
Re Stelvio

Da qui in poi la strada non concede più nemmeno un metro di respiro, si sale sulla costa della montagna in mezzo al bosco, fino ad arrivare ad un bel punto panoramico dove la strada svolta a destra e si presenta davanti agli occhi il muro finale: sono ancora parecchi i km da percorrere, e avere davanti agli occhi questo zig-zag di cemento disegnato tra le rocce non è certo incoraggiante. Il sole comincia a bruciare la pelle, la bocca è arsa dal sole, ma continuo avendo come riferimento parecchie decine di ciclisti (soprattutto tedeschi) che raggiungo e supero uno alla volta (ma a che ora saranno partiti per essere già quassù ?); la nomina di ciclista se la meritano solo per l'impresa che stanno compiendo, non certo per l'abbigliamento, la bicicletta che usano o la loro tecnica di pedalata, meno ancora per la loro velocità, ma sono comunque da apprezzare ed ammirare per la loro tenacia e la loro volontà. A terra le scritte inneggianti ai protagonisti dell’ultimo Giro d’Italia, quindi in disparte i count-down dei tornanti e dei chilometri all’arrivo: 5, 4, 3… indurisco il rapporto per il tratto finale ed arrivo in cima, quota 2758, stanco ma enormemente soddisfatto per aver terminato questi 25 km in poco più di due ore. Mi concedo una birra ed aprendo la lattina mi taglio sul pollice, poi mangio mezzo panino, bevo del the che ho nella borraccia e riposizionandola mi si spacca il supporto sulla bicicletta, costringendomi a svuotare la piccola riserva rimasta per mettermi il vuoto in tasca. Vedo il termometro che segna 21 gradi, esagerati per l’altitudine in cui siamo, e decido di interpretare i segnali sopra descritti come un invito ad accontentarmi dell’impresa, rinunciando al giro esagerato che avevo in programma. Mai scelta fu più azzeccata: per scendere non uso nemmeno la mantellina, e a valle il termometro è ben sopra i 30 gradi (36 al mio ritorno a Merano). Piuttosto che la statale questa volta decido di percorrere la ciclabile, molto ben tenuta nonostante sia costretto a superare qualche tratto sterrato, ma ho almeno la possibilità di sopravvivere al caldo e afoso vento contrario rinfrescarmi con delle soste nelle numerose fontane e con delle docce improvvisate sotto gli irrigatori che annaffiano i meleti (word non segna errore, quindi vuol dire che esiste questa parola).
domenica 17 luglio 2005
Gran Fondo Pinarello 2005

Lunga discesa fino a Valdobbidene con brivido sulla schiena per un inglese che sbaglia un tornante proprio davanti me finendo sul gard-rail e costringendomi ad una svirgolata con la ruota posteriore per evitarlo, quindi mi accodo ad un buon gruppone e su percorso collinare si arriva ai pedi del monte Tomba, che fortunatamente non sarà il luogo del mio riposo perenne, ma dove mi aspetta comunque una vera via Crucis. Infatti, alla fine del tratto più ripido mi prendono i crampi alla coscia sinistra: non mi era mai successo prima e non sapendo che altro fare decido di investire 3 minuti per una sosta dedicata allo stretching. Riparto tutto indolenzito, le gambe sembrano due mattoni ed anche i tratti dalle pendenze più agevoli mi sembrano dei veri muri. Arrivo finalmente al ristoro in vetta, riempio le borracce, divoro un'arancia ed una banana e riparto in discesa ritrovandomi nel tratto di pianura in un ennesimo gruppone di cavalli scatenati. Per paura di non riuscire più ad inerpicarmi sul montello, ultima salita di giornata, decido di lasciarli proseguire con i loro 45 km orari fatti di continui scatti, rallento ed aspetto il gruppo successivo al quale mi aggrego fino ai piedi della terribile presa XIV.
Fortunatamente è una salita che conosco bene, piuttosto dura ma anche relativamente breve, così sparo tutte le mie ultime energie e in pochi minuti torno ad agguantare il gruppone che avevo lasciato andare in precedenza, al quale mi aggrego per il ritorno a Treviso con gli ultimi 20 chilometri percorsi a quasi 45 di media.
(139 km, 2350 metri di dislivello, tempo 5h 47', media 29 km/h, 609° su 1512).
domenica 19 giugno 2005
Gran Fondo Campagnolo 2005

domenica 5 giugno 2005
Gran Fondo Wilier Triestina 2005

giovedì 26 maggio 2005
Monte Grappa da Valle San Liberale

sabato 7 maggio 2005
L'asfalto del Monte Grappa

La prima salita la affrontata con calma, con l'idea di non stancarmi e per risparmiare quande più energie in vista di muri che mi attendevano nel secondo versante. Anche la discesa ed i pochi km di pianura successivi li ho fatti con tranquillità, mangiando e cercando la giusta concentrazione.
I primi tratti della salita da Seren sono piuttosto agevoli e li ho superati senza problemi, quando ecco avvicinarsi sempre più la prima rampa (siamo su pendenze prossime al 20%). Ecco che raccolgo le energie, mi alzo sui pedali e comincio a spingere con il massimo delle energie... ed improvvisamente sento uno schiaffo sulla guancia destra e non capisco più nulla. Pochi secondi di disorientamento, mi trovo disteso sull'asfalto a pelle di leone: alzo lo sguardo e con la bicicletta impennata sopra di me, al che rivolgo lo sguardo verso il basso e vedo la ruota incastrata per un terzo in una griglia di scarico dell'acqua. Ne avevo appena passate due di uguali, evidentemente leggermente in diagonale, e mai più mi sarei aspettato che la ruota passasse tranquillamente tra le griglie: in sostanza mentre pedalavo è stato come se mi avessero tolto improvvisamente la ruota anteriore. Fortunatamente ero in salita ed indossavo il casco (Indossarlo sempre, anche in salita !!) e me la sono cavata con qualche abrasione sullo zigomo e sul mento, oltre che con un ginocchio un poco gonfio, però mi sono trovato la ruota tutta imberlata e sono stato costretto a tornare indietro e ritornare al punto di partenza per la Valsugana.
Vabbè... cose che capitano... oltretutto raccontandola in maniera ridicola e Fantozziana non fa neanche tanto male...
domenica 17 aprile 2005
Gran Fondo Recoaro 2005

Si parte in leggera discesa e la velocità sale subito sui 50 km/h. Le strade ampie ed il percorso ondulato mi consento di vedere i primissimi poco davanti, e alle loro spalle il lungo serpentone comincia ad essere allungatissimo. Le prime salite frazionano il gruppo ed inevitabilmente ci si aggrega per superare i successivi tratti di pianura; il percorso vallonato e la concentrazione fanno volare le prime ore di gara, coinvolto come sono da questa specie di trace agonistica. Paradossalmente si fatica di meno in salita, dove il ritmo si mantiene sempre costante, mentre quando la strada spiana si è costretti a continui scatti e contro scatti per non perdere la ruota di chi ci precede. Il percorso non è durissimo e nemmeno particolarmente lungo, e questo consente di evitare le soste ai ristori: approfittando della gentilezza degli inservienti riesco comunque a prendere al volo una banana, dell'acqua ed una crostatina, avendo modo di ricaricare le batterie senza perdere del tempo prezioso.
Si arriva così a metà percorso, dove i compagni di viaggio sono diventati amici e non più avversari da staccare, si è passati su strade secondarie ed il ritmo è diventato meno infernale, anche se sempre piuttosto sostenuto. Si ha modo così di ammirare ed assaporare gli isolati paesi delle colline circostanti, di sentire profumi degli alberi e della natura, amplificati dalla stagione primaverile e dal sole che sta asciugando il sottobosco reso umido dalla pioggia dei giorni precedenti.
Ormai resta solo la salita finale: ci si aspetta una salita morbida e regolare, invece una deviazione per lavori in corso ci dirotta su una stradina secondaria che sale ripida in quota per poi restarvi con continui saliscendi. Le gambe cominciano a far sentire la fatica e nei tratti più ripidi il gruppo si screma, tanto che alla fine scolliniamo solo in due e ci lanciamo con tutte le ultime energie negli ultimi chilometri per evitare di essere raggiunti nuovamente dal resto della compagnia. Alla fine con soddisfazione riusciremo nel nostro intento ed anche il risultato numerico sarà decisamente soddisfacente, amplificato anche dalla consapevolezza di essermi spremuto al massimo delle mie capacità.
(139 km, 2500 metri di dislivello, tempo 4h 56’, media 28 km/h, 238° classificato)
mercoledì 12 gennaio 2005
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